Warning: The magic method Vc_Manager::__wakeup() must have public visibility in /customers/d/e/3/milano-positiva.it/httpd.www/wp-content/plugins/js_composer/include/classes/core/class-vc-manager.php on line 203 Istruzione – Milano Positiva https://www.milano-positiva.it vivi, conosci, partecipa Tue, 07 Jul 2020 09:05:27 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.1 https://usercontent.one/wp/www.milano-positiva.it/wp-content/uploads/2017/11/logo-512-100x100.jpg Istruzione – Milano Positiva https://www.milano-positiva.it 32 32 141698440 “Vogliamo fare i medici ma l’imbuto formativo ce lo impedisce” https://www.milano-positiva.it/2020/06/01/vogliamo-fare-i-medici-ma-limbuto-formativo-ce-lo-impedisce/ Mon, 01 Jun 2020 06:12:47 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3617 La processione comincia verso le 10.30 del mattino. E il piazzale davanti alla Stazione Centrale e al Palazzo della Regione si tinge di bianco. Sono i giovani medici della Regione […]]]>

La processione comincia verso le 10.30 del mattino. E il piazzale davanti alla Stazione Centrale e al Palazzo della Regione si tinge di bianco. Sono i giovani medici della Regione Lombardia. Ragazzi che hanno appena ottenuto l’abilitazione dopo enormi sacrifici,
dopo essere stati costretti a subire l’arbitrio di quanti, sopra di loro, hanno suggerito di andarsene all’estero.

Dopo essere stati costretti a leccare le scarpe al Direttore Sanitario di turno, di classica nomina politica, paracadutato per il tempestivo quanto consueto andazzo di far governare la sanità alla politica. Cosi funziona in Italia. Si avanza in funzione di simpatie ed antipatie, per rancori personali, piccole o grandi vendette, per incontri amorosi o lussuriosi amplessi proibiti, che generalmente penalizzano il merito. Cosi può capitare di sentirti raccontare dai medici più giovani che “la sanità pubblica è stata abbandonata a favore di quella privata” , che “ad un certo punto in piena emergenza Covid venivano chiamati i medici in pensione mentre noi restiamo al palo”.
“Vogliamo fare i medici,perché noi amiamo il nostro Paese, ognuno di noi lo ama, ma non si capisce perché ci venga continuamente suggerito di andarcene all’estero dove si guadagna di più e si lavora meglio”

Sono medici, quelli che si sono raccolti in 20 piazze italiane “perché non potevamo starcene zitti, e non potevamo stare zitti davanti al Governo Conte e alla Regione Governata da Attilio Fontana”.

“Se non ci specializziamo non possiamo entrare nei reparti ed essere medici a tutti gli effetti”. Eccola la sanità lombarda, quella pubblica, che alza la voce dopo che 15 mila morti ci hanno lasciato “e voi non potete capire cosa ti rimane negli occhi dopo aver visto le bare essere portate via dai militari”

“Se non entriamo nei corsi di medicina generale non possiamo essere sul territorio, negli ambulatori”

“Per troppi anni abbiamo lamentato carenza di personale che l’emergenza Covid ha scoperchiato”.

Questi medici chiedono di poter fare quello che è stato loro impedito a più livelli: nazionale e regionale. Cosa intende fare, ministro Speranza? Cosa intende fare Governatore Fontana? Togliamo l’imbuto?
O non si può dire? O è meglio starsene zitti, perché non dobbiamo fare salire la tensione?

Nell’intervista l’unico consigliere regionale che dialogherà con loro è Michele Usuelli di + Europa. L’unico.

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Parla Gianni Zais: la scuola dimenticata da tutti https://www.milano-positiva.it/2020/04/16/gianni-zais-la-scuola-dimenticata/ Wed, 15 Apr 2020 22:03:33 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3236 Parla Gianni Zais: ci sono cinquantamila famiglie che non dispongono dei tablet per consentire al loro figli di poter seguire le lezioni a distanza. Per questo il Governo ha stanziato […]]]>

Parla Gianni Zais: ci sono cinquantamila famiglie che non dispongono dei tablet per consentire al loro figli di poter seguire le lezioni a distanza. Per questo il Governo ha stanziato circa 80 milioni di Euro; di cui 10 per le piattaforme, 70 per l’acquisto di PC e tablet e altri 5 milioni per i corsi di formazione.

A lanciare l’allarme è Gianni Zais, presidente di Milano Positiva. È l’ennesimo appello, nei confronti di quella parte di popolazione che in Italia vive in condizione d’indigenza e non dispone di dispositivi idonei a consentire ai propri figli di potersi mettere in contatto con la scuola, da remoto, per seguire le lezioni.

Potremmo chiamarlo effetto Covid-19: una parte della nazione, da sempre vive in modo precario con lavori saltuari e magari pagati a nero; e deve fare i conti con una realtà durissima. Una volta che le imprese chiudono o che s’impone una drastica riduzione della forza lavoro anche a seguito del provvedimento del distanziamento sociale, in automatico, come un riflesso pavloviano, emerge questa distopia del sistema produttivo. Tanta forza lavoro, viene pagata in nero. E quando il nero se ne va, ovvero quando quella parte di Paese che si trova a metà del guado, non sta cioè né sul territorio della piena legalità, né su quello della disoccupazione dichiarata, magari retribuita parzialmente, si genera il cortocircuito. Emerge la sofferenza. Zais indica una strada: la partecipazione. La capacità di rivolgersi ai dirigenti scolastici per far presente che i problemi della scuola non aspettano

Il Governo, infatti, ha varato misure temporanee, garantendo il reperimento dei mezzi necessari. Solo che da noi andiamo ancora lentamente. I tablet e le piattaforme arriveranno, ma non prima di settembre. E quindi come spesso accade ci si rivolge alla pragmatica arte di arrangiarsi, dell’italiano medio. Il prestito del vicino, la scuola a macchia di leopardo o la semplice scelta di rinunciarvi, nella speranza di veder comunque ammesso all’anno successivo i propri figli. “In realtà ci si dovrebbe rivolgere ai dirigenti scolastici che una parte dell’attrezzatura l’hanno già ricevuta e possono concederla in comodato d’uso” dice Zais, “anche se siamo consapevoli dei ritardi di Consip e Mepa.” E la soluzione dunque è chiedere ai comitati dei genitori di rivolgersi ai dirigenti che qualcosa possono in questo momento fare. Una parte della ferita può essere sanata. Come sempre c’è una volontà politica carente e un’oggettiva e nascosta difficoltà economica. Una ferita non suturata, un debito pubblico che punge. Anche se sul debito andrebbe detto che da oltre trent’anni il Governo ha un avanzo primario costante (un attivo cioè tra spese e ricavi, nel Paese) mentre sono gli interessi sul debito a mangiarsi i nostri risparmi. Non di sola cattiva volontà si tratta, insomma. La scuola è il futuro, e un’economia europea sana e una cultura che faccia dell’umanesimo il suo perno, gli interessi potrebbe quantomeno azzerarli.

Restituiamo ciò che abbiamo usato, con anticipo e prima di averne effettiva disponibilità, ma perché farlo con un cappio al collo? A chi giova tenere alcuni Paesi, milioni di persone, schiavi di questa condizione? A chi giova chiedere la restituzione di un prestito, chiedendo allo stesso tempo il suicidio del debitore?

L’intervista con Gianni Zais

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I concorsi sanitari regionali: una questione di trasparenza https://www.milano-positiva.it/2020/02/06/i-concorsi-sanitari-regionali-una-questione-di-trasparenza/ Thu, 06 Feb 2020 08:43:26 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=2537 Concorsi sanitari. Ogni volta che va al governo di un Comune o di una Regione o dell’intero Paese una certa maggioranza, invoca il cambiamento.E allora guardiamolo, questo cambiamento. Ecco cosa […]]]>

Concorsi sanitari. Ogni volta che va al governo di un Comune o di una Regione o dell’intero Paese una certa maggioranza, invoca il cambiamento.E allora guardiamolo, questo cambiamento. Ecco cosa accade all’ospedale di Pavia. Un concorso per diventare Primari vede dieci partecipanti. Tre superano la prova. Il primo viene nominato. Pochi mesi dopo decide di lasciare il ruolo.

Sarebbe logico a quel punto nominare chi è venuto dopo il primo: cioè il secondo classificato. Invece l’Ospedale di Pavia decide, in modo comunque conforme alla legge, di rifare ex novo il concorso. Determinando tre conseguenze:

• L’Ospedale resta senza primario, quindi senza un capitano

• Si rientra nella logica dei concorsi sanitari, cioè si spendono altri soldi quando meritocraticamente avremmo già un secondo ed un terzo classificato già pronti a subentrare: si chiama meritocrazia

• S’ingenera il sospetto di un concorso opaco in cui il nome del vincitore debba essere deciso prima del concorso stesso

In aula in consiglio regionale chi ha posto la questione è un medico: il neonatologo Michele Usuelli. Lavora al Policlinico di Milano, in questo momento fa il consigliere regionale per + Europa, ed è quindi in aspettativa. Usuelli pone una semplice domanda: se il concorso viene superato da tre persone, e una se ne va, si sceglie uno degli altri due. Perché spendere soldi pubblici per scegliere colui che il merito ha già indicato come adeguato al ruolo?

L’Assessore al welfare Giulio Gallera, assessore di una maggioranza a guida Lega Salvini, in Lombardia, difende la scelta. “È lecita, conforme a legge. Noi valutiamo i livello di efficienza dell’ospedale, che non sono cambiati e sono comunque buoni”.

Quindi, in sintesi: fin che la barca va, lasciala andare. Un classico della politica italiana

È questo il cambiamento? È questo il tipo d’Italia a cui pensa il Capitano? Al nord ricco e produttivo sono questi i criteri di meritocrazia con cui tocca convivere per scegliere chi fa cosa nell’ambito del settore pubblico e spesso anche in quello privato?

Leggi anche: https://www.milano-positiva.it/2020/01/30/che-ci-fanno-70-miliziani-libici-al-policlinico-di-san-donato-milanese/

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Quanto vale oggi la laurea? La situazione italiana https://www.milano-positiva.it/2019/07/03/milano-positiva-quanto-vale-oggi-una-laurea/ Wed, 03 Jul 2019 08:04:08 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=1964 Quanto vale oggi la laurea? Abbiamo il più basso numero di laureati in Europa, il 18%, contro la media europea che è del 37%. Il 30% di loro sceglie facoltà […]]]>

Quanto vale oggi la laurea?

Abbiamo il più basso numero di laureati in Europa, il 18%, contro la media europea che è del 37%. Il 30% di loro sceglie facoltà che danno pochi sbocchi professionali, secondo quanto riporta l’Ocse.

Il 25% di chi acquisisce il titolo proviene da facoltà scientifiche ma la media dei laureati italiani trova uno sbocco professionale solo per il 64% mentre in Europa la media è sopra l’80% (83%, per l’sattezza)

Sono numeri che fanno riflettere sulla qualità dei nostri titoli accademici e soprattutto di come si arriva alla formazione professionale nel nostro paese. Un dato significativo è quello relativo alle materie scelte dagli studenti: per il 39% di loro le facoltà umanistiche sono prevalenti, mentre il mercato chiede più laureati in matematica, ingegneria, scienze e tecnologia.

Naturalmente i dati forniti dall’Ocse indicano un trend anche culturale del nostro paese che non è affatto detto sia poi così negativo. Il mercato non è l’unico benchmark che un Paese sviluppato debba seguire. Le facoltà umanistiche infatti forniscono una cognizione morale ed un orizzonte etico certo meno approssimato di quanto non sappiano fare quelle scientifiche che hanno un’inclinazione ad interrogarsi su questioni etiche meno accentuate di quanto non facciano le materie umanistiche che al centro mettono l’uomo e non l’economia, che è una derivazione dei comportamenti umani

Al netto delle scelte individuali tuttavia resta il fatto che in un paese in cui gli sbocchi universitari malgrado tutto non producano gli stessi riflessi, professionali e salariali, del resto d’Europa, il titolo accademico è ancora il mezzo più ambito ed efficace per accedere al mercato del lavoro, sebbene con meno efficacia rispetto alle nazioni concorrenti. Fenomeno che l’economia può spiegare in modo parziale, attraverso i numeri, che concentrano la loro ricchezza nel nord del Paese, mentre sul piano umanistico il dato, scomposto nei suoi elementi più rilevanti, facilmente spiega questa contraddizione. In un Paese in cui il nichilismo e l’approssimazione morale della sua gente tendono a convivere, non è forse possibile avere aspettative più ottimiste a patto di un cambiamento culturale. All’orizzonte però questo cambiamento non c’è, osservando la dubbia moralità della moderna società contemporanea.

Leggi anche: https://www.milano-positiva.it/2019/07/02/milano-positiva-aumenta-loccupazione-in-italia-ai-massimi-dal-1977/

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Milano Positiva: quando sapere l’inglese, conta https://www.milano-positiva.it/2019/04/12/milano-positiva-quando-sapere-inglese-conta/ Fri, 12 Apr 2019 05:37:12 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=1695 Pochi giorni fa ci arriva una soffiata: “Quell’importante figura istituzionale ha rischiato di farci incorrere in un incidente diplomatico, a causa delle sue ridotte capacità di parlare e comprendere l’inglese.” […]]]>

Pochi giorni fa ci arriva una soffiata: “Quell’importante figura istituzionale ha rischiato di farci incorrere in un incidente diplomatico, a causa delle sue ridotte capacità di parlare e comprendere l’inglese.”

Non è uno scherzo, è accaduto davvero in una sede istituzionale e come spesso accade in questi casi la notizia non è uscita. Da una parte per non seppellire d’insulti il o la rappresentante della pubblica istituzione, dall’altra per non fornire ulteriori strumenti agli interlocutori stranieri idonei a tenere in scacco il nostro amato ignorante nazionale. A cagione di ciò pertanto il video servizio del Corriere della Sera ( https://video.corriere.it/very-british-raggi-sfoggia-suo-inglese-piloti-formula-e/cb8ca59c-5c73-11e9-b6d2-280acebb4d6e?intcmp=video_wall_hp&vclk=videowall|very-british-raggi-sfoggia-suo-inglese-piloti-formula-e ) in cui il Sindaco di Roma, Virginia Raggi, durante una conferenza stampa internazionale di presentazione della Formula E, sfoggia un inglese perfetto, è cosa che riteniamo degna d’attenzione. Non solo perché accade di frequente che i politici italiani non conoscano le lingue, ma anche perché i politici degli altri paesi invece di solito dimostrano una piena padronanza se non due persino di tre lingue straniere. Il che offre uno spaccato degli orizzonti culturali italiani. Generalmente pigri, indolenti, poco inclini a voler curiosare nelle culture altrui e a volerne comprendere il portato storico e le sue radici, gli italiani che dovrebbero essere classe dirigente hanno ancora poca volontà nel volersi cimentare con lo studio. Seconda osservazione: generalmente questa cattiva attitudine italiana è tipica più dell’uomo che della donna, tanto che Emma Bonino ha mostrato in moltissime occasioni il suo fluente inglese che l’avrebbe resa un’ottima commissario Europeo, o inquilina del Quirinale, dove non si ricorda a memoria d’aver mai sentito pronunciare ad un primo cittadino un discorso in una lingua straniera ( fa eccezione Giorgio Napolitano, che in un celebre intervento al Parlamento Europeo pronunciò un perfetto intervento in francese).

Poiché pertanto è nella comunità internazionale che con sempre maggiore frequenza dovremo interloquire in un mondo globale, conoscere le lingue è una priorità che la nostra generazione, e a maggior ragione quelle future, dovranno saper esercitare. E ciò che dimostra invece che ancora non lo sappiamo fare, è che il saper parlare l’inglese da parte di un sindaco, diventi una notizia per il maggiore quotidiano nazionale italiano. Notizia che tale non sarebbe in altri Paesi dove la classe dirigente di solito conosce almeno in modo fluente un’altra lingua. Per questo il sindaco di Roma merita almeno una citazione. Subbissata di fischi e insulti, quotidianamente, per la gestione della sua città, merita un elogio per come sa padroneggiare una lingua straniera. Se non altro perché dimostra d’aver appreso una cultura diversa dalla propria. E nella città eterna, dove tutto sembra restare eternamente uguale, non è cosa da poco

Leggi anche: https://www.milano-positiva.it/2019/04/09/milano-positiva-e-la-poltrona-incriminata/

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