Siamo zona rossa ormai da giorni e neppure un’eventuale sentenza del Tar prevista per la giornata odierna che appellasse la decisione del Governo di inserire il capoluogo lombardo nel massimo livello di attenzionamento, potrebbe cambiare i nostri livelli cromatici per i prossimi 11 giorni. Torneremo arancioni o gialli solo il 31 Gennaio
La verità che nessuno vuole dire, e che dunque ci permettiamo di affermare noi, è che in realtà Milano sta da tempo non seguendo più le direttive del Governo. A parte i teatri ed i cinema, il resto dei negozi sono aperti. I bar fanno l’asporto, come i ristoranti, alcuni negozi di articoli commerciali sono aperti lo stesso. Non abbiamo pattuglie della Polizia Locale per strada, nè posti di blocco, perché la città è disciplinata. Sui mezzi pubblici non si assiste ad assalti o ad assembramenti. Le stesse piazze non sono piene di gente. I parchi registrano poche presenze ed in genere sono prevalenti quelle dei runners che, freddo o no, a correre ci vanno lo stesso.
Milano cioè si comporta da città civile e razionale, che va oltre gli schemi imposti dalla follia del CTS. Comitato tecnico scientifico che, sebbene abbia comunque ben operato, alla luce del fatto che il numero dei positivi e dei malati è attualmente in una fascia ancora media in termini di numeri, considerando quanto accade invece negli altri Paesi, dagli Usa alla Gran Bretagna, ha la tendenza a semplificare la propria azione con misure draconiane. Tutti a casa e stiamo tutti più tranquilli: soprattutto loro del Cts e i medici degli ospedali che temono nuove ondate incontrollabili.
Il capoluogo lombardo tuttavia sta rispondendo con ragionevole compostezza dimostrando che si può e si deve convivere con il Virus. Le prossime elezioni comunali saranno vinte da chi darà risposte alle domande che sono emerse in questi mesi ed una in particolare: si può convivere con il virus? La risposta è che si deve farlo. La prova è che si può farlo. Il tragico conteggio delle vittime è un tributo che pagano soprattutto gli anziani in età avanzata, gli immunodepressi, e anche una residuale parte di giovani.
La dignità della città di Milano è di non flettere. Di non arrendersi. La nostra città davanti ai problemi chiede soluzioni e le vuole vedere applicate. Dunque come pensiamo di consentire ai teatri, ai cinema, ai negozi di vestiti, agli antiquari, ai grandi centri commerciali, ai ristoranti e ai bar di poter tornare a vivere e a fare il proprio lavoro? Perché non si potrà perennemente scappare davanti al Covid. Dovremo imparare a conviverci. Milano come sempre dà l’esempio. Con il cuore in mano e la testa sulle spalle.