Venerdì 8 Gennaio, gli studenti milanesi sono scesi in piazza. Studenti delle scuole secondarie, cioè prevalentemente dei licei, per chiedere di poter tornare a scuola. Rigorosamente in mascherina ma comunque assembrati in Piazza Duomo a Milano, hanno sfidato il virus, la paura, le regole, le psicopatologia collettiva del virus che stermina tutti, il macchiettismo politico per cui con la scusa di affollare gli ospedali si decreta un’emergenza anche se le persone in terapia intensiva sono 2800 e i posti disponibili, in Italia, sono 11.000, e malgrado fino al 2019 i morti in Italia siamo stati 650.000 ogni anno, dal 2015, mentre nel 2020 sono stati 700.000, cioè 50.000 in più, ovvero circa l’8% in più. Uno scostamento importante ma non quello tsunami da guerra mondiale di cui molta stampa ha parlato.
Certo il dolore di un figlio che ha perso il padre, o di un padre che ha perso il figlio, non potrà mai essere sanato, e merita tutto il rispetto di chi ha potuto evitare questo dramma. Resta il fatto che c’è una generazione, quella dei nostri nonni, che a un certo punto s’è trovato in casa Benito Mussolini e Adolf Hitler, ed è andata a combattere, rivoltandosi contro chi aveva instaurato una dittatura. Sapendo di poter essere fucilato, in quanto traditore, o di poter morire in battaglia. Tante famiglie si sono adoperate per salvare la vita ad ebrei perseguitati dai nazifascisti e per questo sono stati trucidati, condotti nei campi di sterminio, torturati.
Nel 2020, invece, paradigma dell’ignavia, è lo spot che sulle tv tedesche è andato in onda in cui facendo vedere una coppia nel 2050, si ricorda il 2020 in cui per salvare vite umane i giovani sono rimasti in casa a cazzeggiare davanti alla tv.
Per fortuna non è così. O non è sempre cosi. Ci sono ragazzi italiani che si ono radunati nella principale piazza milanese per far sentire tutto il loro malcontento, il loro dissenso, la loro volontà di tornare a scuola, in sicurezza, con il senso di responsabilità di sapere che la pandemia può colpirli e che per questo occorre attenzione. Ma che proprio per questo non si rinuncia alla vita. In calce al pezzo, trovate il video della manifestazione e il loro pensiero.
La rinuncia invece è diventata un benchmark di questo Governo. In combutta con un sistema sanitario falcidiato da misure di contenimento economico, con governi di destra e di sinistra negli ultimi 20 anni, ha subito tagli ovunque. Sui reparti, sugli ospedali, sul personale medico e paramedico. E che se n’è fottuto di adempiere ad un compiuto piano pandemico, aggiornandolo e soprattutto testandolo, così da non essere scoperti – privi di tutele – in caso di necessità. Volgari ed inetti, invece, gli organi competenti se ne sono altamente sbattuti di lavorare per preservare vite umane: questa è stata la nostra politica.
Le uniche voci fuori dal coro sono quelle di questi ragazzi che hanno avuto il coraggio di dire basta a questa vergogna, per cui davanti ad una pandemia si scappa, come fanno i vigliacchi quando c’è da combattere. Perché oggi, Gennaio 2021, non siamo nel Febbraio 2020 quando poco o nulla sapevamo del virus. Oggi sappiamo come combatterlo, come limitarlo. Non serve restare a casa. Serve ritornare alla vita, riaprire cinema e teatri, bar e ristoranti, e combattere con le armi che la moderna epidemiologia ci ha spiegato si possono utilizzare: mettere la mascherina, avere con sé dell’Amuchina e tenere un’adeguata distanza. È quello che hanno fatto questi giovani ( e con loro anche i genitori di questi ragazzi) che hanno deciso di dire basta alla fuga. Se c’è una guerra, come la retorica dei megafoni di Stato urla, allora si va a combattere. Si resta negli uffici, nei negozi, negli store, nei teatri e si continua la vita.
Se poi chi di dovere mettesse a disposizione i medici, ce ne sono oltre 10.000 che non sono potuti andare in corsia per gli ostacoli della burocrazia e dei baroni dentro gli ospedali, desse loro i DPI e oggi i vaccini, potremmo vaccinare tutti gli italiani per due volte entro la fine di Aprile. Con 60.000 medici di base e 20 vaccinazioni a testa al giorno, avremmo vaccinato tutti due volte entro la fine di Aprile. E da quel momento avere una nazione Covid – free.
Ma tra l’andare a combattere e scappare, è più facile scappare. Dalle responsabilità e dalla coscienza di sapere che la verità non è quella che ti raccontano. Come testimonia Francesco Zambon, ricercatore dell’Oms che alla fine in Procura a Bergamo c’è andato malgrado l’Oms abbia fatto valere l’immunità diplomatica per non mandarcelo. E c’è andato per dire che numeri alla mano e dopo opportune verifiche, s’è constatato che in Italia il piano pandemico non c’è, non è stato aggiornato dal 2006.
In guerra, si chiamano traditori.
Ecco le immagini degli studenti in Piazza Duomo a Milano