Giallo, arancione, rosso. Giallo tenue, arancione rafforzato, rosso debole. Quando in Italia assumiamo delle decisioni non si riesce a farlo con la tranquillità della ragione, ma con i palpiti dello stomaco. Per questo ad oggi, 16 Dicembre, a ridosso del Natale, ancora non sappiamo di che colore saranno le regioni e quindi quali diritti potremo esercitare e a quali dovremo rinunciare. Senza che per altro ci sia spiegato sulla base di cosa si assumono queste rinnovate decisioni alla luce della data dell’ultimo Dpcm deliberato il 3 Dicembre e poi reso esecutivo due giorni più tardi. Sono passati 11 giorni e già si rimettono in discussione le scelte fatte.
Ma facciamo un passo indietro.
Il Governo si è dato una regola. Cosa permette di deliberare in modo cromaticamente diverso i diritti esigibili ed esercitabili dai cittadini nelle singole regioni in funzione dell’emergenza sanitaria che si muove sul crinale pericoloso delle deroghe a diritti sanciti dalla costituzione?
Essenzialmente sono due, i parametri: i 21 punti stabiliti dal Cts (Comitato tecnico scientifico) e l’indice Rt che misura il livello di contagio del virus. Sulla base di questi parametri il 3 Dicembre l’Italia è diventata prima parzialmente, poi dal 13 Dicembre, completamente gialla. Cos’è accaduto?
È accaduto che l’indice di Rt è sceso a 0.8 su base nazionale, quindi una persona da sola non può oggi contiagiarne un’altra, ed inoltre abbiamo portato i positivi sotto la soglia dei 20.000 al giorno e si è definita un limite numerico con cui si può considerare domato il focolaio Italia: ovvero quando i positivi non superassero le 6000 unità al giorno. I dati, questi dati in particolare, sono tutti in ribasso. Perché lo sono? Perché abbiamo chiuso negozi, ristoranti bar, scuole e quindi diminuito il numero delle persone da trasportare sui mezzi pubblici. In una parola: siamo riusciti a rendere il focolaio Italia un po’ meno intenso. Siamo usciti dal pericolo? No, non ancora, ma abbiamo saputo gestirlo bene. Ora però l’Inghilterra, la Francia, la Germania, in occasione del Natale e con numeri più alti dei nostri hanno invece applicato lockdown molto severi. È la strategia di Crisanti che aveva chiesto di chiudere tutto in occasione del Natale a cagione del fatto che le famiglie in quel periodo tendono a stare a casa.
L’Italia ha numeri più bassi ma un numero di morti ancora elevato. Sarebbe allora il caso di leggerli e di saperli analizzare, questi dati. Le 846 vittime del 15 dicembre, lo ha dichiarato Bruno Vespa a Porta a Porta, sono la somma dei decessi non solo del 15 Dicembre, ma anche dei decessi che il veneto ha fatto registrare il 14, il giorno prima. Infatti in un giorno l’Italia è passata dal far registrare oltre 400 morti a più del doppio il giorno seguente. La causa è dovuta al fatto che il veneto ha comunicato i dati con un giorno di ritardo. E cosa ha fatto il Ministro della salute Speranza? Letto il numero, pur sapendo di come si fosse arrivato a quel numero, ha subito gridato ‘al lupo al lupo’ per spaventare l’opinione pubblica, appoggiarsi alle politiche della Merkel per eludere il rischio di sentirsi chiamato quale responsabile di una possibile terza ondata. Ha cioè agito in funzione di un’emotività che non dovrebbe pervaderlo, poiché la ragione dovrebbe essere la sua bussola.
La scienza è fatta di numeri, prima di tutto. Di dati che sono osservati empiricamente. E di elementi che li causano le cui ragioni richiedono altrettanta capacità d’analisi
Ci siamo dati delle regole, dei parametri, delle norme. Rispettiamole. L’Italia con i mezzi di cui dispone sta facendo i salti mortali. Ha ragione l’imprenditore Guzzini: dobbiamo andare avanti, anche sapendo che ci saranno dei morti.
Nessuno dice che avremmo potuto e potremmo evitarli se da Febbraio in poi avessimo aperto nuovi ospedali o riaperto quelli che siamo andati a chiudere e se nello stesso tempo avessimo tolto l’imbuto formativo che impedisce a migliaia di medici di poter operare in corsia. Invece non abbiamo fatto nulla. Non possiamo per quest’inerzia politica e irresponsabilità morale, bloccare in un perenne lockdown il Paese. Ci saranno dei morti. In ogni guerra ce ne sono. In ogni paese che va in guerra, non si diserta. Si va a combattere sapendo di poter non tornare.