Ne parleremo oggi in un dibattito che abbiamo organizzato sulla pagina Facebook di Milano Positiva. A che punto sono i diritti, i contratti, i salari, dei riders? Li vediamo sfrecciare tutti i giorni nelle piccole e nelle grandi città. Nati come soggetti che consegnano cibo a domicilio, oggi sono già diventati molto altro. A casa consegnano anche la spesa, la documentazione da ritirare in posta, e già fanno consegne di beni commerciali. Insomma Amazon e la pandemia hanno fatto scuola e tradotto tutto da una tendenza a una condizione di mercato.
È così che il rider oggi sfreccia non più solo su semplici biciclette. Oggi ci sono anche le moto, le apecar, e persino delle bici con motori che ne accelerano la velocità. Sfrecciano sempre più numerosi per il centro dei grandi centri urbani per ottemperare al dovere di fare la consegna assegnata. Sono ancora pagati a prestazione? Più consegne fanno più guadagnano? È ancora un lavoro a cottimo? E se s’infortunano? E se sono investiti? E se fuori piove con violenza, come accaduto ancora nei giorni scorsi, che succede? Questi riders poi hanno spesso in prevalenza la pelle scura. Sono ragazzi africani immigrati a fare le consegne. Ma con loro ci sono ormai molti italiani. Nella complessità si riconoscono giovani e meno giovani. Disoccupati che non hanno trovato ancora un primo lavoro e dunque giovanissimi; e anche over 50, espulsi dal mercato del lavoro che in qualche modo si riciclano non avendo trovato nulla di meglio. Ora l’approdo è anche al mondo femminile. È un lavoro in cui tocca faticare, bisogna pedalare e consegnare: consegnare e pedalare.
Diventa difficile raccontare un mondo così complesso ma cosi anche remunerativo. Amazon c’ha insegnato che mentre stavamo chiusi in casa per il lockdown qualcuno s’è inventato un mondo a misura di Covid. Stai a casa e consuma, ingrassa in letizia nel nome del padre del figlio e del Ministero della Salute. Qualcosa di molto Orwelliano, in cui lo sfruttamento è a tutti i livelli, nel nome del controllo. Questa sera ne parliamo per capire a che punto siamo con i diritti. Personali, fisici, collettivi e morali.