Se n’è andato come un fulmine, come un agguato tipico in area di rigore. La figura smilza in un campo di gioco dove gli avversari erano rocce gli aveva insegnato a mimetizzarsi. Non lo vedevi per 70 minuti. Poi all’improvviso compariva in area di rigore. Un tocco, un rimbalzo, un colpo di testa. E diventava l’hombre del partido. Lo ha fatto anche stavolta, prendendoci tutti in contropiede. Paolo Rossi, Pablito, se n’è andato, in modo lesto, furtivo, proprio da tipico centravanti del gioco del calcio. Se n’è andato tra le braccia della moglie Federica. Ma anche tra quelle di tutti noi, tifosi di Paolo. Lui, l’uomo mingherlino, che per tre partite fu l’ombra di sé stesso, in Spagna , nel 1982, accusato di essere arrivato al capolinea dopo due anni di riposo forzato. Lui, l’uomo cui tutti davano contro, la stampa, la gente comune, le televisioni. Lui, l’uomo che ci rappresentava con quel volto così scavato, sofferente, paradigma di una lotta interiore tra ciò che sapeva di essere e quello che non riusciva a dare: era una parte di noi. Per questo, quando sul cross di Cabrini, a sua volta raggiunto da un cambio di campo di Marazico, in arte Bruno Conti, Paolo Rossi la depositò dietro Valdir Peres, capimmo che Pablito era tornato. E lui per primo con quel sorriso leggero e le braccia magre alzate al cielo, portò in alto anche noi. Poco dopo rubò palla a Junior, s’involò a rete e gonfiò di nuovo la rete. Nel secondo tempo, dopo il pari di Falcao si ripeté di nuovo. Di nuovo, come un fantasma, sbucò dentro l’area di rigore. E di nuovo giustiziò i brasiliani. Che non gliela perdonarono mai. Era il Brasile di Zico, di Socrates, di Eder , Junior….Poi venne la Polonia con la seconda rete in cui apparve la scritta sul pallone ‘basta spingere’. E poi la notte di Madrid. Le botte di Stielike a Beppe Oriali, e quelle di Foerster su Pablito. Che pure su un cross del nerazzurro arrivò come un fulmine prima di tutti. E fu il trionfo. Seguito dall’urlo di Tardelli e dallo sguardo spiritato di Spillo Altobelli. L’Italia rinascerà, dopo gli anni del terrorismo, dopo il terremoto devastante del 23 Novembre in Irpinia, due anni prima, dopo gli anni della contestazione e si scopriva unito come mai da lui: Paolo Rossi. Lui che oggi ci ha lasciati per rimanere per sempre con noi. E gonfiare ancora la rete in paradiso, di sfuggita, come un lampo. Di nuovo in gol, con gli spettatori attoniti a domandarsi: ma da dove è sbucato?
Ciao Paolo, come ha scritto la Gazzetta dello Sport l’ 11 Luglio 1982: ci hai fatto sognare.