Lo si deve ad una serie di fortuite circostanze. Prima di tutto l’Associazione Catene in movimento. È composta da detenuti del carcere di Bollate. Durante la prima ondata di Covid alcuni di loro avevano prodotto mascherine per tutti gli altri detenuti. I quali per sdebitarsi – recentemente – hanno partecipato ad una raccolta di cibo. Il quale è stato messo a disposizione di chi ne ha bisogno. L’associazione viene in contatto con Milano Positiva la quale a sua volta attraverso Don Lorenzo Negri della Chiesa Mater Dei di Via Termopili a Milano, c’informa che da 50, le famiglie che hanno dichiarato di avere bisogno di cibo sono diventate 400. È l’effetto Covid. La politica non contrasta i focolai del virus, non alimenta una catena di controllo, non si preoccupa di fare adeguata sorveglianza attiva, ed il Coronavirus sfugge di mano. Le aziende riducono il personale di lavoro, ristoranti, bar, negozi, chiudono.E i lavoratori precari, spesso immigrati senza contratto o giovani italiani neoassunti, vengono mandati a casa. Non ci sono soldi per pagare le bollette, gli affitti e per molti di coloro che lavorano a nero, vuol dire non avere soldi per mangiare. Cioè non riuscire ad allestire né il pranzo né la cena. È la fame di ritorno, quella che hanno sofferto soprattutto i nostri nonni e chi è venuto prima di loro.
Grazie a questa operazione, grazie all’impegno di Don Lorenzo e della nostra associazione, come del Ministero della Giustizia, ce n’è anche una che funziona sebbene non raccontata, e anche grazie al nostro impegno sabato scorso 7 Novembre abbiamo deciso di portare con il nostro pulmino il tributo dei detenuti per le famiglie in sofferenza nel quartiere adiacente Viale Monza. Nell’intervista sentirete Simona Gallo, funzionaria del ministero della Giustizia, Gianni Zais presidnrte di Milano Positiva e Don Lorenzo.