Dunque ci risiamo. Ci rinchiudono di nuovo a casa. La “colpa” sarebbe nostra, della gente comune che non mette la mascherina e s’infetta. Gli ospedali s’intasano, non per colpa degli ospedali, e dunque per evitare la saturazione si chiude la gente a casa. Non si può uscire. Tranne che per andare a lavoro, o a fare la spesa, o una visita medica, o per fare una passeggiata, o per accompagnare i figli a scuola, o per andare a correre, o per andare a comprare le sigarette o per andare dal parrucchiere, o per andare dall’ottico, o per andare in una rubinetteria, o per andare in farmacia, o per motivi di necessità in cui si va a visitare qualcuno. In cui si certifica la necessità ma non la persona.
Sul Covid ne abbiamo sentite di ogni genere. È un virus di cui non abbiano isolato per intero il DNA (chiamato RNA)
Sappiamo che i tamponi diagnosticano la positività, dopo che il PCR, amplificando il DNA del virus, permetta l’individuazione di tre geni: E, RdRp, N. Molti tamponi mancano di alcuni di questi geni. Per questa ragione in loro assenza avremmo falsi positivi o falsi negativi. Secondo alcuni ricercatori o analisti basta il Gene N a dire che l’Acido nucleico ha individuato una presenza virale. Altri medici dicono di no. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità segnalano che gli asintomatici (sui positivi totali) sarebbero il 95%. Un recente studio scientifico afferma che lo sarebbe solo il 20%
Sempre l’ISS dice che il 75% del 95% degli asintomatici e paucosintomatici non è contagioso. Pure questo dato pare essere confutato. Secondo altri studi invece tutti i positivi, asintomatici o no, sono contagiosi.
Andiamo avanti. Sulle mascherine Loretta Bolgan, ricercatrice, intervistata a Byoblu canale 606 del Dt, per Davvero TV, afferma che non ci sono evidenze scientifiche che la mascherina protegga dal virus. Si potrebbe evincere anche da questo il così alto tasso di contagi. Pur tuttavia ci viene detto di indossarla.
Sulla medicina del territorio, vero vulnus del sistema sanitario italiano non si hanno notizie. Ci sono pochissimi medici di base che visitano a casa i pazienti o che praticano il tampone in studio. Non ce ne sarebbe la possibilità mancando gli spazi dove praticarli, mancherebbero i mezzi di protezione per farli in sicurezza in ambienti già saturi di carica virale.
In sostanza siamo chiusi in casa dopo che nè la scienza, nè la politica hanno saputo delineare con chiarezza cosa fare. Si chiude tutto perché è la cosa più semplice da fare.