Ci occupiamo degli ultimi. Di chi ha fame, di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese. Intendiamoci bene: noi sappiamo la verità. Alla gente comune di chi soffre, di chi muore di fame, di chi non ce la fa a sopravvivere non importa nulla. Perché vale la regola ‘mors tua vita mea’, da sempre. Non è un caso che in Italia abbia vinto Berlusconi e poi Renzi poi Salvini. Prima di tutto vengo io ed il mio bisogno. Se poi riesco a camuffarlo dietro un apparente “penso agli altri”, ‘rispetto le regole perché per me gli altri contano’, lo sappiamo: è solo una scusa. Non vuol dire che non ci siano persone che lo pensano davvero: ci sono e lo dimostrano con i fatti. Sono quelli che che s’impegnano in prima persona, che ci mettono la faccia e spesso si sporcano le mani. Sono anche quelli la cui ira è meglio non sollecitare, perché non ne esiste una peggiore. I mansueti sono coloro che per primi diventano belve quando vedono calpestate la dignità e il rispetto della gente comune. È importante sapere di poter contare sull’ira, sulla rabbia dei giusti.
Si possono distinguere facilmente, soprattutto in queste ore. Sono quelli che chiedono il rispetto delle regole. C’è una pandemia, quindi bisogna indossare la mascherina, pulire le mani e tenere il distanziamento sociale. I sepolcri imbiancati li distingui in queste circostanze. Coloro che chiedono il rispetto delle regole prima di tutto le osservano. Poi però chiedono coerenza allo Stato. Il quale ci tutela perché considera la salute un valore primario. E dunque il valore della salute richiede che una persona possa vivere mangiando. Potendo garantire una vita dignitosa per sé e la propria famiglia. E dunque oltre all’osservanza del lockdown chiede un immediato ristoro. Mi chiedi di stare a casa? Mi paghi subito, il giorno successivo al lockdown, il dovuto. Se sono il titolare di un ristorante che incassa 70 mila Euro in un mese, l’Agenzia delle Entrate deve dargli 70 mila Euro. Punto. E il cittadino che fa il libero professionista o il dipendente pubblico o il casalingo che cura i figli a casa e che chiede il rispetto della legge, qualora non veda rispettata questa legge morale, il rispetto della dignità umana, e dunque il legittimo diritto a essere totalmente indennizzato, allora ha il diritto di fare come hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni. Diventare partigiano, imbracciare l’ascia di guerra e combattere per la liberazione, per chi soffoca la libertà nel nome della legge. Anche le leggi per la difesa della razza, nel 1938, erano parte di un corpo normativo. Questo non motiva una legge ingiusta quando soffoca il diritto alla vita, nel nome della vita. Come accade oggi in Polonia in cui si soffoca il diritto all’aborto, nel nome del diritto supremo del diritto alla vita, non riconoscendo il libero arbitrio della scelta. Lo Stato ci chiede di preservare gli ospedali dal rischio di saturazione, e di tutelare quindi la salute del cittadino. È giusto. Nel diritto alla salute si declina anche il rispetto per la sopravvivenza fisica e psicologica di una persona. Dei milioni di precari e di lavoratori pagati in nero contro la loro volontà che si ritrovano senza nulla in mano. Li si obbliga a restare a casa ma non gli si dà il diritto a poter sopravvivere. In questo caso si fa un attacco diretto al cuore dello Stato. E proprio come fece lo Stato negli anni 70, chi attacca il cuore dello Stato deve essere punito con secoli di carcere.