Innazitutto: conosciamo il Covid? Abbiamo recentemente pubblicato dei contributi del Dott. D’Urso e del Prof Palù i quali hanno spiegato che l’RNA del Covid, non è conosciuto per intero. Ne conosciamo delle parti. Dunque l’isolamento del virus non sarebbe ancora stato attuato. Dunque la scienza va a tentoni. A strappi. Cerca soluzioni senza avere ancora capito esattamente di cosa parliamo quando trattiamo il Covid.
Seconda osservazione: i tamponi. I tamponi dovrebbero rilevare la presenza del virus nel corpo umano. Si fa attraverso un dato fornito dal PCR (Polymerase Chain Reaction) che attraverso l’individuazione di tre Geni (E,N, RdRp) dovrebbe dirci se il virus è presente e con quale carica virale. In assenza di questi tre geni il dato è incompleto. Ad oggi, sostiene il Prof Palù, la rilevazione viene fatta in modo incompleto. Dunque il dato del tampone è quanto meno imparziale. Ed essere positivi non significa essere malati.
Il Dott. Stefano Manera, medico che ha operato a Bergamo al San Giovanni XXIII, a Marzo, ha spiegato in trasmissione all’Egregio, su antenna 3 Lombardia, che il virus può depositarsi sulle ciglia dei polmoni senza penetrare dentro i polmoni. In tal caso posso essere positivo ma asintomatico cioè non aver alcun sintomo. Quindi non è detto che si sia malati. Il Dott. Manera ha spiegato che chi ha il Covid fa riscontrare una coagulazione intravascolare disseminata, che può mettere a rischio il cuore o i polmoni o il fegato. Sono i famosi trombi.
Secondo quanto fin qui appreso, dati ISS, oltre il 94% dei positivi sono asintomatici. Il tasso di letalità è pari allo 0,6%. Ogni 100 malati, vuol dire che 99,4 guariscono.
Come guariscono?
Dalle informazioni in nostro possesso i farmaci che vengono forniti sono diversi. In genere antivirali in presenza di trombi. Comunque tra i nomi più frequenti da un punto di vista farmacologico si è parlato del Desametasone, dell’Idrossiclorochina, del Remdesevir, dell’Eparina. A questo proposito abbiamo scritto del collega Massimo Giannini, di cui siamo felici per il ritorno a casa e ci auguriamo sia presto negativizzato, il quale però ha scritto come erano curati gli altri, ma non ci ha detto come è stato curato lui, con quali farmaci. Perché c’è un’evidenza empirica: dal Covid si guarisce.
Sulle terapie intensive
Il tema vero ad oggi è la paura che le terapie intensive siano presto saturate. Riporto il dato di Zangrillo che ieri ha dichiarato che il 60% dei Casi Covid in ospedale è in codice verde. Dunque non si rileva gravità in questi pazienti. E le dichiarazioni di Beppe Sala, a Milano, epicentro della seconda ondata il quale afferma che sono 300 le terapie intensive occupate ma che sono oltre 1000 a Milano. Non c’è ancora saturazione.
L’allarme dei medici
Rileviamo anche che sia il prof. Galli, del Sacco di Milano, che il Prof. Ricciardi hanno lanciato allarmi durissimi. Il primo ha detto che a Milano è in corso una battaglia e suggerisce quindi un lockdown. Il secondo ha dichiarato che a breve gli ospedali saranno talmente pieni di pazienti che moriranno sulle barelle dentro le ambulanze. Dunque la condizione attuale è gravissima e in molti auspicano la chiusura totale.
Come ha detto il Premier il virus non si può più arrestare, al massimo possiamo tentare di farlo stare sotto una certa soglia. Martedi prossimo arriveremo ad una di queste: con 2000 persone in terapia intensiva avremo 1/3 di tutte le terapie intensive, piene. Ad oggi sono disponibili 6.000 posti ma mi ricordo che il worst case in Italia, dati ISS, è preconizzato a 150.000 casi in terapia intensiva. Siamo completamente impreparati a questo scenario
Riportiamo ancora qualche dato sul numero dei potenziali soggetti Covid che potrebbero contagiare. Secondo quanto dice L’ISS fatto 100 i positivi, 56 certamente non contagiano, e la percentuale sale a 75 se consideriamo anche minori e bambini. Potrebbero contagiare quindi il 25% dei positivi. Poiché secondo uno studio dell’Università Cattolica pubblicato da Skytg24 pochi giorni fa, in Italia ci sarebbe almeno il 10% della popolazione già contagiata e considerato che il valore Rt =1.5, oggi, non possiamo escludere che i positivi in Italia siano 10.000.000
Questo significa che se il 25% è contagioso dovremmo mettere in quarantena subito 2.500.000 di persone. E dobbiamo calcolare statisticamente che lo 0.6% potrebbe perdere la vita. Ovvero 60.000 persone. Ad oggi abbiamo 36.000 vittime, quindi a rischio statisticamente potrebbero esserci oggi 24.000 persone, sempre che il numero dei positivi non aumenti. Date un occhio ai numeri: 24.000 morti vogliono dire 24.000 persone sicure in terapia intensiva e almeno un 6% di sintomatici ospedalizzati (94% asintomatici, 6% sintomatici). il 6% di 10.000.000 di positivi sono 600.000 persone da ospedalizzare. Capite bene che la crisi non è sanitaria, ma politico sanitaria, non avendo medici, e strutture ( e probabilmente farmaci) sufficienti per curare tutti.
Ci pare evidente pertanto che non è il virus in sé a fare paura ma un livello politico sanitario inadeguato a essere causa di profonda preoccupazione
Chiudiamo con un’osservazione. Quanto conta il fatto che un importante uomo come Nino Caianiello abbia dichiarato che la politica, in Lombardia, cerchi il consenso elettorale attraverso la mafia calabrese, l’ndrangheta, e che diversi imprenditori siano parte di un giro di mazzette per partecipare agli appalti? Quanto di questa cultura mafiosa genera poi le inefficienze che registriamo oggi sul piano della pubblica amministrazione? È una domanda, naturalmente. E sono certo che ci sarà qualcuno che mi dirà che la mafia non c’entra nulla. Non ne sarei così sicuro. Se avessimo a cuore la cosa pubblica, avremmo costruito nuovi ospedali da Febbraio ad oggi, o riaperto quelli che abbiamo chiuso, fino ad avere almeno le 150.000 terapie intensive dello scenario peggiore prefigurato dall’ISS al ministero della Sanità.