Una volta si diceva: “Chi volta il cul a Milan, volta il cul al pan”. Nove mesi di pandemia hanno fatto cambiare idea a moltissime persone: soprattutto giovani.
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera (https://www.corriere.it/economia/casa/cards/addio-grandi-citta-casa-sogni-il-lockdown-giardino-o-terrazzo-periferia/giardino-terrazzo-cima-preferenze_principale.shtml)
sono tantissime e sempre di più le giovani coppie che stanno decidendo di lasciare Milano a favore di una casa fuori città, con in po’ di verde ed un terrazzo. È la fuga secondo un processo inverso a quello del boom economico, nella massima fase espansiva del capitalismo, in cui la città perde il suo appeal a favore di una provincia vissuta e percepita più a misura di persona. Niente più strozzature da lockdown, niente più assembramenti, niente più soffocanti viaggi sui mezzi pubblici zeppi all’inverosimile e attualmente fuori legge. Niente più città regno del benessere e del consumo, ma anche del rumore e del caos. Adesso da quest’idea di urbanizzazione senza controllo, si evade cercando qualcosa di diverso dal cemento claustrofobico delle città dove ti mettono i militari a controllare se indossi la mascherina e il poliziotto a sanzionarti se non viene calzata in modo adeguato. È la fine di una generazione, la fine di un progetto sociale, la fine di un’epoca di continua espansione che sembrava non dovesse finire mai. Il Coronavirus ci sta riportando finalmente a coscienza e alla consapevolezza che questo tipo di sviluppo di cui siamo stati parte per oltre 60 anni volge al termine. Siamo immersi dentro un’aria irrespirabile, mangiamo carne ed introiettiamo morte di animali mandati al macello senza alcun rispetto della loro dignità. Abbiamo inquinato l’acqua, i terreni, il cielo, abbiamo reso le città delle camere a gas. E i soldi, da soli, non possono cambiare il nostro destino. I soldi non si possono coltivare, non mettono radici, non ti consentono di respirare aria pulita. Privatici di tutto quello che serve stiamo scoprendo di aver fatto del male a noi stessi. Forse in modo irreversibile. Il nemico è invisibile, ed è dentro di noi