Ci siamo arrivati. La direttrice della sanità canadese, Theresa Tam, ha comunicato e suggerito ai suoi connazionali di fare l’amore con la mascherina. https://www.corriere.it/esteri/20_settembre_03/coronavirus-canada-sesso-meglio-farlo-indossando-mascherina-fd624df8-ed93-11ea-8e1d-a2467c523c28.shtml?refresh_ce
Una misura precauzionale per chi vive amplessi fuori da un rapporto di coppia coniugale, considerato, in tal caso, a rischio.
Quello che colpisce sono le motivazioni addotte. Poiché non è da escludere che il partner scelto possa essere potenzialmente contagiato, si suggerisce l’uso del dispositivo di protezione. Per altro duplice, per il caso di specie. La protezione infatti non sarebbe solo orale, essendo ormai conclamato l’uso di dispositivi di protezione intima, per evitare malattie veneree o lo spettro di un altro incubo: l’Aids.
Nello stesso giorno, in Italia, Gian Carlo Blangiardo, demografo, presidente dell’Istat, ha fatto sapere che che nell’anno in corso le nascite sono scese a meno di 400.000
Solo così si spiega l’attitudine di molti ad indossare mascherina, visiera e guanti; persino quando alla guida della propria automobile da soli. E solo grazie al terrore inoculato nelle fragilità psicologiche della gente si è istillata la convinzione che comportamenti irrazionali e persino pericolosi, siano da considerarsi legittimi.
E’l’effetto della comunicazione terrorista dei media e delle istituzioni che hanno indotto gli italiani ad avere paura (un’ulteriore paura) del futuro. Senza sicurezze sul lavoro, con salari precari, con mezzi di supporto economico scadenti ( con 700 Euro al mese in buona parte del nord Italia non si campa) e con l’angoscia di essere colpiti da un virus da cui, pure, sono usciti guariti il 90% delle persone colpite, l’italiano medio ha scelto di fuggire.
È la logica che ha contraddistinto da sempre la psicologia delle masse, compresa quella nazista che, interpellata alla fine della seconda guerra mondiale, che aveva provocato milioni di vittime e atrocità incredibili, spiegavano la loro attitudine ad aderire al regime hitleriano, proprio grazie alla spinta provocata dalla paura, che si era trasformata in idealità e poi in fede, verso quanti garantivano che la razza ariana si sarebbe salvata dai malefici della mescolanza delle razze.
Assistiamo, anche qui, anche in una città come Milano, a fenomeni assortiti di angoscia distribuita a pioggia. Comportamenti privi di logica, che producono l’assenza di persone sui mezzi pubblici e sulle strade, in macchina, sui tram e nelle metropolitane. E non hanno ancora aperto i plessi scolastici. Immaginiamo quando un raffreddore sarà scambiato per Covid, o quando una positività sarà tradotta nell’avvento della peste: con le inevitabili conseguenze. Chiusura delle scuole, isolamento dei ragazzi, caccia all’autore, rastrellamenti tra i parenti e affini, e tra tutti coloro che possano essere entrati in contatto con il malato. Che malato, spesso, non è.
Un’incredibile distribuzione razionale delle file nei supermercati, in banca, e nelle poste. Tutto quello che non eravamo stati capaci di realizzare per decenni, lo abbiamo ottenuto in pochi mesi. È bastato spaventare, creare la paura. Il milanese ormai, si beve tutto, accetta tutto. Lo Smart working, la reclusione domiciliare, l’obbligo dei dispositivi di protezione anche quando non serve, ma più di ogni altra cosa, la disponibilità ad avere paura e a cercare qualcosa o qualcuno che lo protegga.
Non siamo ancora alla maschera e il boccaglio in Piazza Duomo, durante la passeggiata del week end. Ma è rilevante che si cominci ad accettare l’idea che si possa doverlo fare. Le dittature nascono così.