Ci vuole una bella audacia e una buona dose di tracotanza. Chiedere, oggi, il Tso per chi rifiuta di farsi sottoporre a ricovero coatto in caso di diagnosi positiva al Covid, dimostra un’incoerenza incredibile. E, forse, malafede.
Andiamo con ordine. Veniamo da una crisi cominciata formalmente con la fine di febbraio e suggellata con il lockdown nazionale lo scorso 8 Marzo. Dopo quasi tre mesi il paese ha iniziato una progressiva liberazione: fino alla metà di Luglio, 10 milioni di italiani sono prigionieri di un avvocato di Varese, temporaneamente prestato a governare la Lombardia, il quale ordina di tenere la mascherina, indossata anche in pubblico, con oltre 34 gradi. Contravvenendo qualunque logica, alla luce del fatto che con tali temperature le tossine espulse sono respirate dalla stessa persona che indossa la maschera. Una cosa sono le mascherine dei medici in corsia, infatti, con l’aria condizionata e l’acqua a portata di mano; un’altra cosa starsene per ore in città, respirando le proprie secrezioni senza potersi dissetare.
La cosa più grave tuttavia è la protervia con cui si minaccia di assumere misure coercitive e restrittive della libertà personale, contro persone che rifiutassero un ricovero, in caso di diagnosi Covid, dopo che per almeno quattro mesi centinaia di migliaia di italiani hanno disperatamente chiesto un tampone o un esame sierologico, per il sospetto di essere contagiati dal Coronavirus, senza che uno straccio di medico si sia mai presentato a casa o abbia mai chiamato per permettere che il tampone potesse essere fatto. Condizione che permane ancora oggi. Senza parlare delle migliaia e migliaia di casi di persone colpite da altre malattie che hanno chiesto di essere curate e si sono sentiti rifiutare la visita “per l’emergenza Covid”. Pochi giorni fa una persona mi ha confessato di aver ripetutamente chiesto di poter essere visitato dal sistema sanitario lombardo temendo di avere il Sars – Cov2. Per mesi è stato rifiutato, ed ha per questo deciso di agire privatamente e di farsi fare uno screening a pagamento. Ha scoperto così di non avere il Covid ma un cancro.
“Avrebbero potuto curarglielo subito perché facilmente riconoscibile”, hanno detto a questa persona i medici. La visita tuttavia è avvenuta tardi perché quella disponibilità a farsi visitare è stata negata.
Adesso gli stessi che sono responsabili dello sviluppo di un cancro non diagnosticato, perché hanno gestito malissimo l’emergenza, decidono con la stessa protervia di applicare in modo uniforme e senza distinzioni, il Tso a chiunque si rifiuti di aderire alle stramberie psicolabili, di un’inetta classe dirigente sanitaria: locale e nazionale. Mentre la gente aspetta ancora oggi che lo Stato consenta alle persone d’indagarsi, allo stesso tempo sancisce di sottoporre alla privazione della libertà colui il quale, magari asintomatico e con bassa carica virale, avesse il Covid, punendolo come fosse un delinquente. Con il paradossale risultato di ottenere che chi delinque non rispettando le leggi, osservando un ruolo istituzionale, rimane a piede libero. Mentre chi ha chiesto per mesi di essere indagato e adesso si sente bene e non mostra sintomi, pur avendo magari il Virus in bassa quantità e con scarsa rilevanza virale, viene punito. Il contrario di una democrazia. La quale è una tirannia.
E i tiranni, non si sostituiscono. A volte, dice la storia, si abbattono anche con una lunga scia di sangue