Non era mai successo prima. Al circolo polare artico sono stati registrati sabato scorso 20 Giugno, ben 38° centigradi. Una situazione da arresto del pianeta che potrebbe comportare mutamenti climatici gravissimi, con processi di desalinizzazione dei mari e successivo innalzamento delle acque che farebbe sprofondare il pianeta in una gravissima crisi.
Una parte del pianeta potrebbe cioè essere colpita dal blocco dei venti caldi, e da un successivo raffreddamento che si trasformerebbe e che condurrebbe la terra in un possibile ingresso in una nuova era glaciale.
In sintesi: Parte della Terra si trasformerebbe in una lastra di ghiaccio con il congelamento delle acque e l’immanente conclusione della vita per chiunque si trovasse sopra l’asse dell’equatore. Metà pianeta morirebbe congelato.
Di fronte a questi dati provocati da decenni d’incuria e d’industrializzazione ed inquinamento incontrollato, dovremmo adoperarci come razza umana al recupero dell’unico luogo in cui c’è fatto dono di poter vivere. Invece la perseveranza ottusa di occuparci di tutto tranne che di quello che conta rischia di portarci all’estinzione. Anzi: continuiamo a cercare nel virus del Covid l’alibi per non indagare le ragioni per cui il Coronavirus si sta portando via le nostre certezze. Ovvero l’avventatezza con cui non curandoci degli equilibri del.pianeta abbiamo alterato la sua flora e la sua fauna, il suo clima, fino a provocare uno squilibrio che può a breve far saltare in aria tutto. Con il blocco delle correnti d’aria non più alimentate dal sole e figlie dello squilibrio ambientale andremmo verso un olocausto naturale con la scomparsa conseguente di chi il pianeta terra per primo ha tentato di
colonizzarlo ad immagine della propria tracotanza. Un risultato che dovrebbe non solo allarmare gli scienziati e la coscienza dell’umanità ma mobilitare le migliori intelligenze per salvaguardare quello che resta di un meraviglioso pianeta. Risultato in realtà scarsamente cercato e su cui poco si riflette. A danno di tutti.