La statua della discordia, il caso Montanelli

Uomo controverso, Montanelli. Ha sposato una bambina di 12 anni, ‘ma lì le donne sono un’altra cosa’. E siccome non riusciva a penetrarla, poiché infibulata, è stata la madre a squarciarla per permetterle di avere un rapporto sessuale con un uomo. La cui memoria è oggi conservata in una statua che lo raffigura al lavoro con la sua Lettera 22, nel luogo in cui negli anni ’70 le brigate rosse lo gambizzarono.

Neppure da morto Indro Montanelli conosce pace. Negli scorsi giorni, dopo una campagna cominciata da “I Sentinelli” di Milano, è tornata all’attenzione pubblica la scabrosa vicenda del madamato, espressione del colonialismo e del maschilismo fascista a sua volta figlia di un patriarcato che si tramanda nei secoli. Un fatto che Montanelli non solo non ha mai nascosto ma ha persino rivendicato definendo la bambina sposa “un docile animalino”.

Lo scandalo è aver dato parola e stima ad un uomo capace di non rinnegare mai quegli accadimenti e di non provare mai pentimento per quanto ha fatto. Certo: Montanelli è stato figlio del suo tempo, ma questo non ammette la liceità di potersi sentire affrancati dal dovere di avere una coscienza e di sentire il rispetto per le persone come condizione ineludibile. E certo: non esiste essere umano che non si sia macchiato di errori e che possa ergersi a persona senza macchia. Non significa tuttavia che possiamo voltarci dall’altra parte e non sentire che questo gesto, la violenza contro una bambina, è semplicemente una barbarie tipica delle culture violente e tiranniche come lo è stato il fascismo.

Per questo non bisogna mai rimuovere la memoria dei comportamenti umani. E se da un lato quindi si può comprendere che un gruppo di giovani prenda a secchiate di vernice la statua di Montanelli è anche lecito comprendere chi vuole che si abbia memoria dell’uomo Montanelli, oltre le sue indubbie qualità di giornalista. Per questo la rimozione della statua, sarebbe un errore. Piuttosto più giusto sarebbe ricordare chi è stato davvero Montanelli. Un giornalista, con indubbie doti, ma anche un uomo che ha stuprato una bambina. Non va rimosso ciò che è stato. Altrimenti potremmo sfoggiare un innumerevole serie di nomi da Nietzsche ad Heidegger, a Celine, fino a Caravaggio i quali sono stati non solo grandi artisti e filosofi ma anche filonazisti, o assassini. Non possiamo cioè separare le diverse componenti di un uomo: la sua parte selvaggia da quella umana.

Nessuno di noi può essere separato dalla sua componente violenta, aggressiva. In una recente intervista un uomo al 41 bis mi ha detto: “Non si può riparare quello.che ho fatto. Ho tolto la vita a delle persone. Quel ragazzo che uccideva, se lo guardo con gli occhi di oggi mi fa tenerezza. Ma quello che ho fatto non si può riparare. Posso solo dire che avevo un padre che sin da bambino mi ha insegnato che uccidere era giusto. Non cerco alibi e sono cosciente di essere diventato libero solo una volta in carcere. Quel ragazzo tuttavia non ha avuto modo di poter scegliere. Anche se scegliere è sempre possibile. L’unica scelta oggi è divenire cosciente di quello che sono stato per essere un uomo migliore.”

Montanelli non ha ucciso come ha fatto questo detenuto al carcere di massima sicurezza di Opera. E tuttavia non ha mai avuto un moto di pentimento. La statua deve restare lì dov’è, per dire che il male ha la forma dell’acqua.

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