Senza problemi, senza sensi di colpa. Siamo rimasti più di due mesi chiusi in casa. Non potevamo uscire. Non potevamo andare al cinema o al teatro o allo stadio. Prendere un autobus o una metropolitana. Dovevamo tornare a casa e disinfettarci completamente. Mettere a lavare i vestiti, pulire le scarpe. Lavarci continuamente le mani.
Il duo Fazio Burioni, tempio dei vaticini contemporanei, ogni settimana dal solenne e sacro palazzo di Saxa Rubra ha prefigurato il futuro, indicando cosa fare e cosa no. No a certi cibi, no alle corse al parco, alle passeggiate nel bosco, no all’uso della macchina. No al corporativo dispiegarsi della partita di campionato, no al lavoro di gruppo. Si allo smartworking. No agli abbracci, ai baci, ai rapporti umani. Si al distanziamento, si alla rinuncia del fisiologico bisogno di far l’amore con il proprio compagno. Anzi: dalle sacre stanze lottizzate del potere romano è stato anche spiegato cos’è parente e cosa no. Cosa è prossimo e cosa no. A loro, falangi di virologi si sono poi uniti. Chi da Genova ci ha spiegato come si produce il contagio(Bassetti)
Da Napoli (Tarro) c’ha detto di stare tranquilli che il caldo si sarebbe portato via tutto. La parola d’ordine per mesi è stata: distanziamento. Persino Gaia Tortora, figlia del più noto Enzo, colpito dalla gogna mediatica ordita dall’individia e dalla malvagità della camorra, ad un certo punto s’era messa a cazziare le giovani coppie conviventi che non dovevano abbracciarsi per strada. Qualcuno, forse lo stesso Burioni, ma qui entriamo nella mitologia, dopo aver detto che la mascherina serviva per l’inquinamento, ne ha poi imposto l’utilizzo anche in casa tra gli stessi familiari. Tutti con la mascherina, anche in bagno, anche in vasca anche sotto la doccia.
Poi però arriva sempre un momento in cui le regole di ieri, oggi, non valgono più. Perché cambia la stagione, cambiano gli umori, e allora ognuno fa un po’ come gli pare. E così negli ultimi tre giorni, due manifestazioni, una a Milano e l’altra a Roma hanno visto migliaia di persone partecipare gli uni attaccati agli altri, senza mascherina. Con i leaders politici a farsi i selfie, toccando centinaia di cellulari e poi sfilandosi anche la mascherina.
Sono i sovranisti della terapia intensiva, i dogi della malattia che naviga lungo le calli delle loro menti malate, usbergo di fedeli assertori del cazzeggio di Paese, ipocondriaci a fasi alterne, che hanno scambiato la festa della Repubblica, per il festival delle Repubblica delle banane
Mancavano solo i gonnellini (di banane) per testimoniarlo.
Contiamo sul fatto che la forza virale del virus sia molto ridotta. Altrimenti la prossima manifestazione la faranno in terapia intensiva. Dove auspichiamo sia ossigenato anche il cervello di chi vuole regole per il Paese e poi vìola la più importante: quella di usare collegare il cervello prima di fare le cose.