Fa specie vedere la povertà. Fa specie vedere Milano che soffre. Più che altro perché la sofferenza è brutta da osservare. Eppure a Milano non se n’è mai andata. È sempre rimasta, magari nascosta in qualche pertugio o in qualche lungo vialone che porta verso le tangenziali. La dignità di chi si mette in fila per un po’ di pane e di pasta.
Certo c’è stata Expo ed arriveranno le Olimpiadi ma c’è un momento in cui tutto questo dolore e questa precarietà comincia a manifestarsi in modo plateale.
Il Covid -19 ha alimentato questa spirale rendendo trasparente la sofferenza di chi, davanti ad una difficoltà inattesa ed imprevedibile, non ha remore a mettersi dietro qualcun altro per poter mangiare.
Allo stesso modo però c’è anche, e lo descrive bene il servizio che pubblichiamo qui sotto, chi il problema di non aver le risorse per mangiare, fin qui, non lo aveva mai vissuto.
E come ci raccontano Silvio Tursi e Gianni Zais, oggi sono in parecchi a declinare un pudore che porta ad eclissarsi nel momento del bisogno. È la misura di quanto benessere ha soggiornato nell’opulenta Milano; quante persone in un modo o nell’altro hanno potuto comunque costruire qualcosa, anche se in modo sommario.
Oggi il Coronavirus ha spazzato via anche quelle piccole precarie certezze che consentivano almeno di mettere il pranzo accanto alla cena. Nella Cooperativa Tempo per l’infanzia, siamo andati a visitare la sofferenza guardandola da vicino nella sua composta dignità. Abbiamo assistito alla gratitudine di chi, raccogliendo nei propri sacchi il cibo che è venuto a mancare nella propria dimora, ha trovato ristoro nell’accoglienza e nella comprensione di quanti non hanno dimenticato la prossimità come valore.
Il famoso cuore buono dei lombardi, il cuore in mano di Milano. Dalle parole di Silvio Tursi, presidente della Cooperativa, e da quelle di Gianni Zais, presidente di Milano Positiva, si evince un impegno che da sempre la cultura e la sensibilità ambrosiana esercita, nel riserbo, nel silenzio che accompagna il sostegno agli altri. Riserbo che abbiamo mantenuto anche noi che abbiamo raccolto la testimonianza di un esercizio che fa bene all’anima: quello di donare.