Soldi del governo, soldi italiani. Quattrocento miliardi di lire sono 800 mila miliardi di vecchie lire, più del 10% del nostro debito pubblico ed è una cifra mostruosa. Ricorda molto da vicino la mossa del Presidente Usa Obama, nel 2008. Allorquando la crisi del sistema americano a causa della Lehman& Brothers costrinse alla più imponente delle manovre keynesiane il principale degli stati liberal dell’intero pianeta.
È uno degli insegnamenti di questa tragedia: quando arrivano le crisi finanziarie è lo Stato che investe su se stesso; il libero mercato quando non ce la fa, scopre che al posto della competizione c’è un valore più importante: quello della sussidiarietà e della solidarietà.
Soldi prestati alle imprese per oltre 200 miliardi e alle partite IVA fino a 25 mila euro con garanzia dello Stato attraverso il sistema delle banche. La più rilevante iniezione di liquidità della storia repubblicana, che pone “Giuseppi” Conte allo stesso livello dei grandi della storia.
200 miliardi andranno all’Export per sostenere una delle voci più forti dell’economia nazionale.
Mentre Conte dispone un’operazione di portata internazionale, ancora una volta arrivando per primi, dopo le misure di chiusura adottate a causa del Coronavirus cui solo dopo si sono aggiunte Germania, Spagna, Inghilterra. e Svezia tra le altre; adesso arriva un’operazione di portata straordinaria, continuando sulla linea di chi dice no al Mes, considerato un meccanismo trappola per l’Italia.
Il Premier mostra doti di coraggio e d’inatteso valore che lo pone come uno dei personaggi che entrano di diritto nella storia d’Italia. Certo: è ancora presto per dire se le misure salveranno il Paese. È presto per dire se e come saranno attuate. Quello che Conte dimostra è di essere un Premier all’altezza delle sfide cui è stato chiamato. Anche se solo la storia dirà se questo Presidente del Consiglio sarà ricordato per aver portato il Paese direttamente nelle stanze del fallimento o in quelle di un nuovo rinascimento. In questo momento di debacle complessiva Conte sta dimostrando oculatezza, un cuore freddo che si addice ad un leader, e lungimiranza strategica.
A proposito delle mascherine e degli infermieri sfruttati come schiavi
Nelle precedenti ore ho fatto un “giro” tra il personale infermieristico. Sono loro l’altra faccia del coraggio e dello spirito di abnegazione di questo Paese. La loro condizione è drammatica e in alcuni contesti disumana. Mi è stato confermato: ancora oggi in molti nosocomi mancano le mascherine. Malgrado le promesse, gli impegni e le belle parole. Non ci sono le FFP2 e le FFP3. Non ci sono per coloro che combattono al fronte. Non ci sono neppure per quelli rimasti cogentemente nelle retrovie per decreto.
Molti tra gli infermieri lavorano senza aver fatto il tampone se non nel caso in cui abbiano almeno un sintomo della malattia e la febbre a 37.5: che per il luogo in cui lavorano significa arrivare troppo tardi. Gli infermieri in molti casi, e lo hanno denunciato a gran voce, non hanno le tute idrorepellenti, gli occhiali e i guanti per lavorare in sicurezza.
A molti di loro non è stata fatta adeguata formazione per affrontare questa situazione di difficoltà a partire dalla vestizione, che li costringe a stare bardati e a rinunciare anche ad andare in bagno. Gli orari di lavoro sono diventati estenuanti e alcuni di loro arrivano a fine turno letteralmente a pezzi. In alcuni dei più importanti ospedali lombardi mancano le camere per mettere in isolamento i Covid -19. Nel frattempo la categoria patisce i tagli che sono stati fatti. Oltre che salari pari a 1500 Euro mensili: nella gran parte dei Paesi europei “Siamo pagati 2500 Euro al mese”.
Gli infermieri spesso non sono tutelati per il rischio clinico che corrono ogni giorno e oggi più che mai; vengono spesso demansionati e chiamati ad esercitare facoltà che sono degli Oss, quando questi sono sotto numero.
Chi segnala le difficoltà, mi raccontano, viene mobbizzato, minacciato e per non perdere il posto di lavoro preferisce stare zitto. Potremmo stabilire simbolicamente che dalla fine di questa crisi in poi, ogni parlamentare e ogni consigliere regionale potrebbe rinunciare di qui in poi a 1500 euro al mese, che potrebbero invece essere garantiti in più, im ogni busta paga degli infermieri. Sarebbe un bel segnale. Ho scoperto, indicatomi da qualcuno di loro, che nei corsi universitari italiani viene insegnata una materia, per diventare infermieri, che si chiama “Balli tribali”. “Preferiremmo ci venisse insegnato di più il Diritto infermieristico, perché noi abbiamo anche dei diritti”.
È l’epilogo ed anche il prologo di una lunga tragedia che pervade la politica dal 1992 in poi. L’idea che chi non sa possa insegnare e dettare le linee guida a chi sa. E chi sa, essere isolato e lasciato solo a fermare il vento con le mani. Negli ospedali è entrato uno tsunami. “Dovresti entrare nei reparti, per capire, ma non adesso, perché sicuramente ti ammaleresti”.
La migliore sanità del Paese, quella Lombarda, trasformata in un lazzaretto. In cui la gente muore.
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