Ormai è assodato: comunicare male può generare il panico. La sgradevole prassi dei numeri, cinica, asettica, ci fornisce quest’oggi un dato così articolato, per l’intero Paese: 80539 persone positive, di queste 8165 sono decedute
In Lombardia: 22189 positivi e 4865 morti.
Il trend ci dice che i morti continuano a salire di parecchie centinaia al giorno (oltre 700 rispetto a ieri) così come aumentano i positivi. Questi dati però vanno compresi nella loro complessità.
E non è questionare per fare polemica e neppure un contributo alla fake news. È semmai una ragionata riflessione sul senso dei numeri che sono la conseguenza dell’agito umano
Intanto: aumentano i positivi perché come spiega anche il Prof. Perno dell’Ospedale di Niguarda di Milano, stanno incrementandosi i tamponi fatti non solo ai sintomatici ma anche agli asintomatici. Questo contribuisce ad aumentare il numero dei positivi
Secondo fattore: essere positivi non significa essere malati. Significa che si registra la presenza del virus in gola o nel naso, ma non significa che le conseguenze siano nefaste. L’80% dei colpiti da Coronavirus, guarisce in automatico. Ripetiamo, comunicare male può generare il panico.
Terzo fattore: come dice il Professore nel video il numero dei morti resta pressoché stabile anche nella bergamasca. Va da sé che se fossi bergamasco m’incazzerei e che se avessi un figlio o un genitore in terapia intensiva vorrei prendere a pugni chi mi dicesse una cosa del genere. Ma l’emotività è legittima per chi subisce il Covid-19. Invece chi deve gestire questo fenomeno dovrebbe prendere in considerazione che quello che occorre è razionalità e freddezza. I numeri dicono che non c’è una crescita esponenziale e questa è già in sé, nella sua tragicità, una buona notizia. Inoltre se aumenta il numero dei positivi e rimane in linea quella dei decessi, significa che percentualmente il numero di decessi sul totale dei contagiati tenderà a scendere.
Quarto fattore: i morti sono sempre calcolati secondo il criterio Burioni, non secondo il criterio dell’Istituto Superiore di Sanità, massimo organo in tema di sanità in Italia: il quale distingue tra morti per il Covid, 17 ad oggi, e quelli con il Covid che secondo logica sarebbero gli altri 8148. Porsi il quesito del perché ISS abbia scelto questo criterio potrebbe ridurre se non altro l’ansia.
Quinto fattore: quello della comunicazione. Continua il caos mediatico. Ogni virologo dice la sua: Ilaria Capua ribadisce che i numeri non tornano, discetta sull’attendibilità di qualificare come Covid-19, tutte le vittime fin qui avute. L’Aifa prende provvedimenti incomprensibili dopo un video di un turista a Tokyo. Sui virologi sembra di vedere le stesse polemiche che nascono tra i sondaggisti o tra i moviolisti la domenica. E come nel calcio ognuno resta della sua opinione ma non c’è una linea comune. E ribadiamolo, in un mondo così social come il nostro, comunicare male può generare il panico.
Non si può neppure pretendere di parlare con certezza ermetica di un virus che ancora non si conosce bene, del resto. Si chiede però ad un Governatore di una delle più importanti regioni europee, come la Lombardia, di non lasciarsi travolgere dal pessimismo, oggi, o dall’ottimismo, domani, per lo scostamento dei numeri nel volgere di 24 ore. Essere razionali significa governare i fenomeni con fermezza e con quieta determinazione. Senza lasciarsi governare dalle emozioni. Oggi il Governatore si è presentato in conferenza smunto, teso, preoccupato: paradigma dell’ansia di morte. Si è detto “preoccupato, forse abbiamo sbagliato qualcosa”.
Gallera, nella sua conferenza quotidiana invece è stato fermo, meno sorridente del solito, ma deciso. Accanto a sé ha messo due medici che aiutassero il pubblico a capire costa sta succedendo. È la differenza tra il saper governare i fenomeni, anche quando le acque sono perigliose, e il non saperle governare, lasciandosi travolgere dalla paura. Cosa di cui nessuno proprio sente il bisogno. Qualcuno dica a Fontana di rivedere i criteri di comunicazione del suo staff. Lui è quello che deve portare una ventata, se non di ottimismo, almeno di forza e coraggio. Vederlo imbalsamato e impaurito non fa bene a lui e non fa bene a chi lo guarda da casa nella speranza di non essere colpito, o dopo essere stato colpito dal Coronavirus. Facciamo in modo che oltre a fermare l’avanzata del virus si fermi l’incipiente depressione che ha già colpito molti lombardi. Prima, servono gli attributi.
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