Covid -19 e il diritto di critica: i dati della crisi

I decessi in Lombardia sono saliti a 468, mentre in terapia intensiva ci sono attualmente 466 persone e il 10% sono ragazzi tra i 18 e i 49 anni. I positivi al tampone sono 5791, i ricoverati 3319 le persone guarite sono 896. I tamponi prenotati dalla Regione Lombardia sono un milione e mezzo mentre la comunità cinese di Prato ha inviato oltre 30 mila mascherine.

Sono i dati snocciolati dal Governatore Attilio Fontana e dall’Assessore al Welfare Giulio Gallera questa sera e dagli altri membri della sua giunta di nuovo insieme, dopo i 14 giorni di isolamento, resisi necessari dopo la positività al tampone di una collaboratrice del Governatore leghista. Aumentano anche i pretriage davanti agli ospedali della Regione, lo ha detto l’Assessore Foroni, mentre è raggiunto l’accordo con tutti i sindaci delle più importanti città italiane, Milano compresa: si arriverà al blocco totale di molte attività commerciali mentre non è ancora certo vi sia anche quello dei mezzi pubblici.

In mezzo a questo mare di numeri qualche osservazione. Prima di ogni cosa, il fatto che la spinta per chiudere tutto sia diventata sempre più forte nell’opinione pubblica. In secondo luogo la necessità di garantire che i cittadini che sono costretti a casa, siano essi dipendenti o liberi professionisti, o imprenditori veri e propri, chiedono di far slittare anche il pagamento dei mutui, delle tasse, e degli adempimenti fiscali, in un momento in cui tutto si ferma.
L ‘Assessore Caparini ha assunto che questa sia la richiesta avanzata dalla Regione al Governo.

Permane invece qualche dubbio sull’opportunità di rimuovere la zona rossa a Lodi, e sugli strumenti di protezione che sarebbero dovuti arrivare e invece ancora non si vedono: guanti, occhiali e mascherine che in molti presidi medici e nelle farmacie ancora mancano.

A Milano di persone se ne vedono sempre di meno, anche se qualche passeggiata soprattutto nei parchi con le giornate sole, non mancano. È scattata invece una gara di solidarietà tra i vip: Giorgio Armani ha donato un milione e mezzo di euro, Fedez e la Ferragni sono arrivati a due per il San Raffaele di Milano con grande gaudio di Roberto Burioni che ha subito promesso con un cinguettio di non sprecare neanche un euro; i giocatori del Milan hanno donato un giorno del loro stipendio. La disgrazia è diventata un palcoscenico in cui il delirio narcisistico ha contagiato con altrettanta virulenza i protagonisti della scena mediatica.

Sottratta invece a Bruno Vespa, per aver avuto in studio il 4 Marzo scorso il segretario del PD Nicola Zingaretti. Strano paese quello in cui i virologi twittano tutto il giorno e trovano il tempo di presentare anche le loro ultime fatiche letterarie; le carceri fanno registrare nove morti in due giorni, ma non essendo morti per il Coronavirus passano in cavalleria accompagnati anche da una maxi evasione di mafiosi a Foggia, senza che né i giornali né l’opinione pubblica siano pervasi da un moto d’indignazione. E due tizi, ancora qualche mese fa ripresi a buttare per terra un mare di cibo durante una curiosa festa in un supermercato, interrotta solo dall’intervento della mamma di una delle rockstar presenti, preso coscienza che buttare il cibo davanti alle telecamere, per divertimento, in un paese in cui molti fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, fosse un insulto insopportabile, vengono applauditi per una scelta puramente commerciale che non ha evidentemente nulla di etico. Solo che non si può dire, oggi che la spettacolarizzazione della tragedia è officiata dagli stessi mezzi di comunicazione che sulla crisi ci fanno anche soldi.

Occorrerebbe uno scatto di coscienza, di collera e dignità. Da parte di chi, guardando a quanto accade, avesse la prontezza di dire che la Lombardia ha anche reagito alla crisi; che i posti in terapia intensiva ci sono, ad esempio. Che il numero dei pazienti in terapia intensiva in Italia sono 877 che divisi per 20 regioni, sono praticamente 40 per regione. E che trasferire un intubato da una Regione ad un’altra, è possibile.

Quindi si, è vero, abbiamo il Coronavirus, ma gestire il tutto con maggiore razionalità è possibile. E distinguere chi si adopera perché davvero crede che aiutare gli altri sia una cosa che dà un senso alla vita, da chi usa la tragedia per mostrare con i soldi di volersi occupare di qualcosa di cui non in realtà non gli frega nulla. Perché quando dai, hai il bisogno di una dimensione di intimità, di riservatezza che nulla ha a che vedere con la necessità di rendere noto l’atto di sostegno verso qualcuno. Che per altro in questo caso vede uno già famoso sostenere un altro in forte ascesa mediatica grazie al Coronavirus, già pronto il libro, mentre l’Adi l’avvocatura degli infermieri della Regione Lombardia invia appelli disperati perché gli infermieri lavorano senza mascherine nei nosocomi, divenuti focolai del virus. Non si potevano dare a loro i soldi?

Ovviamente no, meglio darli a chi può dare una maggiore cassa di risonanza al gesto. Mi raccomando però: diciamolo sottovoce, perché non è ammessa alcuna forma di critica. Fuori dal coro non è ammesso cantare.

Vi posto per questo motivo una riflessione fuori dal coro, dello psicoterapeuta Raffaele Morelli. (Foto di copertina di Elena Galimberti)

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