Le scelte fatte con la delibera sui disabili comincia a pesare. In Regione Lombardia la polemica non si è spenta. L’eco di una decisione che lascia le famiglie con un disabili con un assegno di 600 Euro, dai 1000 originari, continua ad incendiare gli animi.
Non è solo una questione di soldi, anche se i soldi contano eccome. È una ragione di sensibilità politica. Diciamolo chiaramente: in questa circostanza è mancata completamente. La decisione del Comune di Milano e della Regione Lombardia di rispondere alle esigenze di famiglie già in difficoltà con una richiesta di “compartecipazione” lascia perplessi. Non è questione di lana caprina. Qui si vuole sostanziare che siccome aumenta la platea dei beneficiari, allora le famiglie devono mettere un po’ di soldini. E non si capisce come mai proprio a famiglie in così grossa difficoltà e che le tasse già le pagano, debba essere chiesto questo contributo. Non si può proprio pensare di trovare i soldi procedendo con tagli alle spese superflue, alla chiusura di qualche ente inutile?
Pare troppo chiedere un abbassamento per tre anni di tutti gli stipendi dei consiglieri regionali del 50%? È troppo chiedere che per esempio di vendere il Palazzo della Regione, il Pirellone, per fare cassa e dare i soldi alle famiglie lombarde in difficoltà?
Certo: sarebbero palliativi. Certo: sarebbero misure temporanee. Alla luce del fatto però che Roberto Maroni, per l’Agenzia del Farmaco, aveva dato la disponibilità dell’intero Pirellone pronunciandosi a favore del trasferimento di consiglieri e Giunta a Palazzo Lombardia, diciamo che qualche soluzione forse c’è. Il vero problema è che a mancare sembra essere la volontà di sostenere davvero con convinzione i disabili. Perché d’accordo che non bisogna fare demagogia. D’accordo che non bisogna esagerare con le polemiche. Né rivalersi sempre contro la politica. Però non è che possiamo sempre prendercela con i più deboli e con i ragazzi in carrozzella, nel nome dell’antipolitica. Perché non è che allora diventa lecito prendere il culo chi soffre.
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