Si è tenuto a Milano Sabato scorso, 30 Novembre, il tavolo di “Piattaforma Milano”. Il civismo milanese a confronto sui temi della politica e su contenuti di vita reale: dalle infrastrutture all’ambiente, dalla cultura al ruolo delle pari opportunità. Un cartello d’iniziative dove una accanto all’altra, ciascuna proposta ha trovato ascolto all’interno della società civile. Niente urla, niente accuse, niente risse. Un gruppo di 200 persone che pacatamente ha discusso del futuro di Milano, della Lombardia e del nord (e del sud, come suo inevitabile riflesso, essendo Milano locomotiva dell’intera penisola)
Ho intervistato per questa ragione Mauro Poloni, Grande Nord, che ci fornisce un dato straordinario che dovrebbe fare riflettere.
Abbiamo poi sentito Carmelo Ferraro, portavoce di Piattaforma Milano, con cui la riflessione si è concentrata sul primato della politica, oggi smarrito, e Mayan Ismail, battagliera politica e cittadina milanese.
Con lei abbiamo parlato della Piattaforma Milano, di futuro, ma anche di un recente passato che le cronache raccontano potrebbe tornare. Una visione fatta di temi concreti e di soluzioni possibili, dentro un presente storico che non va per forza nella direzione del sovranismo. Una città, Milano, in cui aumenta la presenza straniera in cui sono oltre 170 le etnie. Ed in cui sono frequenti i ricongiungimenti familiari. Luogo depositario della storia, il capoluogo lombardo. Qui approdano coloro che scappano da aree interessate da conflitti o da regimi autoritari.
Dentro la complessità occorre capacità d’analisi. In un Paese in cui gli immigrati regolari sono oltre il 90%, con una prevalenza di albanesi, rumeni e marocchini; in cui la pressione decresce ( solo 1,9% nel 2018); ed in cui sorprendentemente sono maggiori le richieste d’asilo rispetto agli sbarchi, la costruzione di un’idea di città diversa, diventa una scelta irreversibile.
Gli effetti sono evidenti in una città che cresce. E che appartiene a tutti. Chi l’amministra deve fare i conti anche con queste condizioni sociali
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