Vincere l’autismo si può: Nico e Pizzaut

Vincere l’autismo si può. Non c’è voluto molto per entrare in empatia. Appena conosciuti, con una virile stretta di mano, Nico mi dice: “Possiamo abbracciarci?”

Ci sono esseri umani con cui entrare in sintonia è praticamente un gioco da ragazzi. Se poi ti capita d’incontrare lui, Domenico “Nico” Acampora, che nella vita ha deciso, da Cernusco sul Naviglio, in una notte, di stravolgere la sua vita, allora capisci che sì: entrare in empatia con l’anima di una persona è possibile

Lui ha fatto tutto in una notte. Ha svegliato sua moglie, ed anziché chiederle di fare l’amore, le ha detto che voleva aprire un ristorante insieme a un gruppo di ragazzi autistici. Prima di voltarsi dall’altra parte le fa anche vedere i disegni del logo che si è inventato. Nico è cosi: istinto puro, ragione che diventa emozione, eros, adrenalina, amore puro, sincero.

Tutto nasce quando scopre di avere un figlio autistico. Accade quando ha appena compiuto due anni. Nico non dispera. Semplicemente: prova a cambiare le cose da come sono a come dovrebbero essere. E si accorge di una cosa: che non sempre la scienza ha ragione. Anche se i libri dicono che i bambini autistici non vogliono essere toccati, lui non ci crede. Malgrado i testi scientifici affermino che un autistico non possa avere senso of humor, lui riesce a confutare questa tesi. Lo fa anche in presenza dei cento ospiti di questa sera. Ad un certo punto passa il microfono ad uno dei ragazzi che comincia a prendere in giro sé stesso con un’ironia intelligente. Poi il microfono passa ad un altro: il quale ha una memoria incredibile, fotografica. Qualunque data di nascita, qualunque data tu gli chieda lui sa dirti esattamente che giorno era. Lo fa anche con me: 14 Marzo 1970, gli dico. “Era sabato”, mi risponde.

Era sabato

Nico sta cercando di trovare i soldi per aprire il prossimo 2 Aprile del 2020 un nuovo ristorante. Questa volta suo e di tutti i ragazzi. Lo farà a Cassina de Pecchi, hinterland milanese. Occorre parecchio danaro. Fin qui, da solo, ha raccolto 71.000 euro. Ne servono 100.000 come minimo. È stato in Regione Lombardia, in Senato e alla Camera. Molte promesse, tanti buon intenti, soprattutto con la nuova finanziaria. Ma neppure un leghista, o uno del PD o di Fratelli d’Italia o di Italia Viva che abbia donato un centesimo.

Mano ai portafogli, giovani virgulti della spilorceria contemporanea. È ora di far vedere che cambiare, aprire le scatolette di tonno, aiutare le imprese contro l’assistenzialismo, si può. Avanti liberisti, fatevi avanti. Aiutamo i ragazzi di Pizzaut. Portafogli più leggeri. Per una buona, buonissima causa.

Leggi anche: https://www.milano-positiva.it/2019/11/27/per-costruire-unazienda-si-parte-dalle-persone/