Come insegna la storia, è il tempo che ci aiuta ad avere comprensione degli eventi. L’avvento della tecnologia ha reso la visione degli avvenimenti, spesso immediata. Generando un riverbero subitaneo nelle emozioni di ciascuno. È la ragione per cui i fatti raccontati in diretta, hanno una percezione diversa da quelli raccontati in differita.
Ieri un uomo senegalese, da quindici anni in Italia, nato in Francia, decide, pianificandolo almeno tre giorni prima, di sfruttare il suo impiego di autista su autobus per Autoguidovie di Crema per ottemperare un piano criminale. Auotobus che ieri trasportava bambini, raccolti dopo aver concluso le attività sportive scolastiche. Il senegalese Ousseynou Sy, porta sul bus diverse taniche di benzina.
Minaccia di dirigersi verso l’aeroporto di Linate, con all’interno cinquantuno bambini. Secondo le ricostruzioni ancora frammentarie, avrebbe urlato “che nessuno sarebbe rimasto vivo”, volendosi dirigere verso l’aeroporto di Milano. Poi avrebbe anche legato i bambini dopo aver loro sequestrato i cellulari. Ha fatto tutto da solo, avendo un accendino in mano, e pur essendoci due adulti con i bambini, nessuno dei quali sarebbe intervenuto, neppure mentre legava i bambini.
Uno di questi però il cellulare non lo consegna e chiama a casa. È un bambino marocchino, che salverà la vita, alla fine, a tutti i compagni di scuola. La sua telefonata allarmerà i genitori che chiameranno le forze dell’ordine che faranno scattare l’intervento dei carabinieri. I quali coraggiosamente, dopo aver visto forzare il posto di blocco voluto appunto per fermare il bus, riusciranno, senza sparare un colpo, a fermare il senegalese alla guida, salvando tutti i passeggeri. Certificando successivamente che il senegalese aveva precedenti per guida in stato d’ebbrezza con patente ritirata, e per abusi sessuali su minori.
Un quadro grave, in cui al netto del rimpallo delle responsabilità, a rispondere di queste contraddizioni è il sistema Italia, la nostra burocrazia, il nostro sistema di controllo, il nostro modo di fare impresa, la nostra politica, tutti assenti e carenti nell’esercizio della vigilanza. Non è soltanto l’essere straniero o senegalese ad aver generato tutto questo, anche se appare evidente che se il senegalese voleva vendicarsi “per i morti in mediterraneo” qualche responsabilità il tema dell’immigrazione ce l’ha oggettivamente.
Tuttavia: che ci siano processi di emulazione pericolosi quando si scatenano i fanatici con i mitra, è una cosa risaputa. Questo Ousseynou appare un lupo solitario, pericoloso, che è bene se ne stia a lungo in galera per la sicurezza di tutti. Detto del pericolo che qualche immigrato fuori controllo possa anche emulare i folli progetti dell’Isis (evidente la dinamica simile a Berlino e Nizza) resta il fatto che il mezzo con cui compiere il reato glielo abbiamo dato noi e non avrebbe dovuto averlo, con quei precedenti.
Dunque la responsabilità è di chi non ha vigilato. Ieri proprio di questo ho parlato con il vice Presidente del Consiglio della Regione Lombardia, Carlo Borghetti. A ridosso dell’evento invitava alla prudenza. Abituati come siamo a guardare tutto andare veloce, abbiamo smesso di pensare. Questo dovremmo fare: pensare. Ritrovare la capacità di riflettere sulle cose, sugli accadimenti. Questo dovrebbe fare una compiuta società civile. Senza seguire le emozioni e gli isterismi collettivi. Chi governa deve pensare, prima di tutto.
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