È stata una sentenza particolarmente discussa e che ha scatenato un dibattito politico e culturale nell’intero Paese. Tutto accade dopo la decisione dei giudici della Corte d’appello di Rimini; i quali hanno deciso di dimezzare la pena a Michele Castaldo, che il 5 Ottobre 2016 ha strangolato, in un appartamento di Riccione, Olga Matei dopo un solo mese di relazione. Castaldo era già seguito dall’ufficio d’igiene mentale: aveva già tentato il suicidio due volte, prima dell’omicidio commesso. La sentenza con cui i giudici hanno deciso di dimezzare la pena, da 30 anni assegnati in primo grado, ai sedici in Corte d’Assise d’appello, ha destato appunto molte perplessità. Secondo i giudici si è trattato di un omicidio dettato da una ‘tempesta emotiva’, in cui il reo avrebbe agito in seguito al patos di cui Castaldo sarebbe stato vittima. La decisione riporta indietro giuridicamente i tempi della giustizia? Riabilita il delitto d’onore che dal codice è stato abolito nel 1981? Non avendo ancora letto le motivazioni della sentenza, non si può ancora esprimere un giudizio compiuto. Si può dirne però, degli effetti prodotti sulla collettività. In ambito civico il riflesso appare quello di condannare la donna ad essere nuovamente legittimata alla violenza maschile quando quest’ultima si esprima a seguito di raptus, siano essi dettati da gelosia oppure da qualcos’altro che legittimerebbero il ricorso alla violenza fisica contro il femminile. Insomma se non si tratta di una riabilitazione del delitto d’onore poco ci manca. Quando ai giudici e agli avvocati in aula, durante il processo, era lecito chiedere, alla vittima di uno stupro, se l’uomo durante il rapporto sessuale imposto con la violenza fosse arrivato al coito oppure no. Secondo alcuni e secondo giurisprudenza del tempo, elemento discriminante per sancire se ci fosse stata la violenza oppure no. Anche in quel caso la tempesta emotiva era dirimente. Anche se proveniente dal basso ventre. Siamo arrivati al terzo millennio. Non sono bastati duemila anni per sancire che la donna è un soggetto di diritto, equipollente al maschio. L’augurio è che non occorrano altri mille anni, prima di sancire ciò che l’evidenza empirica dimostra. Nessuna passione, nessuna condizione psicologica, nessun pregresso familiare per quanto doloroso, può giuridicamente assolvere o parzialmente condannare chi per questa ragione uccide un altro essere umano. Per questo sarebbe stato giusto mantenere la pena ed eventualmente tracciare un percorso riabilitativo con il reo confesso. E semmai solo dopo, intervenire con sconti di pena laddove dimostrata la piena o parziale riabilitazione del condannato. Questo si, sarebbe stato un altro modo di parlare, un altro messaggio alla collettività e alle donne