È accaduto a Torino ma questa storia potrebbe succedere ovunque. Lui è un bambino qualunque, uno dei tanti che vanno a scuola, giocano con i compagni, imparano a studiare e utilizzano la scuola elementare come una naturale e fisiologica continuazione della famiglia. Ad un certo punto, sono le cronache del Corriere della Sera di Torino a raccontarlo, sulla sua strada incrocia un bullo. Uno di quei classici bulli che grazie ad una fisicità pronunciata e alla contemporanea prepotenza di un carattere violento, mettono Luca (nome di fantasia) nella condizione di subire questo sopruso. Lui non riesce a ribellarsi, non riesce a contrapporsi a questa esibizione di cronica violenza, di quotidiano sopruso. Anzi il suo fisico si debilita al punto da produrre un paradossale effetto psicosomatico. Luca perde la vista poco alla volta per circa 12 giorni di fila, fino a diventare completamente cieco. Il suo corpo e la sua mente si rifiutano di accettare questa condizione e a difesa da questa violenza sistemica Luca chiude qualunque rapporto con quella realtà fino a rimuoverla da un punto di vista psichico. Una vicenda paradigmatica di come spesso si può arrivare a reagire ad un sopruso subito, magari nella vergogna e nel silenzio. Una storia che è anche un monito di come bisogna imparare a rispondere: davanti ad una violenza bisogna reagire. Se possibile attraverso i sostegni forniti dalle istituzioni. Mediante la scuola, la famiglia o la Polizia. Non va esclusa però anche la risposta individuale. La rivolta, la ribellione, l’uso di mezzi anticoercitivi non sono preclusi a chi è costretto a subire una tale cogenza. Insegnare ai nostri figli a difendersi costituisce uno degli strumenti per “armarli” psichicamente. In questo senso lo sport può aiutare molto. In un campo da gioco, per esempio il calcio, siamo undici contro undici. Imparare a marcare, imparare a farsi rispettare, cementare attraverso il senso di appartenenza alla propria squadra, la volontà che l’arroganza dell’altro troverà un muro pronto anche a restituirti l’eventuale esibizione di forza, può costituire uno straordinario volano. E insegnarti che se mi dai un ceffone, non presto l’altra guancia, ma te ne restituirò uno altrettanto forte. Il bullismo si sconfigge anche così. Imparando a rispondere al bullo. Che deve sentire che non hai paura. Che magari andrai giù, ma ti rialzerai e sarai pronto a fargli altrettanto male. Non è molto cristiano. Però funziona.