Milano Positiva, violenza contro le donne: occorre fare rete
Sono le donne che operano nei centri antiviolenza della Lombardia a raccontare con estrema efficacia cosa significhi una violenza contro il corpo di una donna. Cosa significhi per l’anima. Nei centri, lo stupro è senza colori. Stuprano gli uomini e i ragazzi italiani. Stuprano gli stranieri. Comunitari ed extracomunitari. Stuprano i lombardi e i siciliani. E quasi tutti sono usi a giustificare il loro diritto ad usare il corpo della donna come gli pare, in ragione di motivazioni che si somigliano. “Hai la minigonna e mi hai provocato”
Sei ubriaca e dunque volevi provarci.” “Sei mia moglie/fidanzata dunque sei obbligata”. E poi ci sono quelli che ritengono di avere una sorta di Ius primae noctis: ti voglio, dunque che tu sia d’accordo o no, devi subire il mio desiderio di possederti.
È anche per questo che molte donne si rivolgono ai centri antiviolenza. Perché lì possono portare il loro dolore. La sofferenza unita a un senso di colpa, che non le abbandona mai. Le donne che si rivolgono a questi centri d’ascolto hanno bisogno di sentirsi capite, accolte, non giudicate. Hanno bisogno di tempo per decidere cosa fare. Hanno bisogno di sentirsi protette e non esposte. Nel video che vi propongo faccio sentire la voce e i volti della donne che al patriarcato italiano nella sua declinazione più violenta rispondono in prima persona “Ci vuole un bel coraggio per picchiare una donna”. Un video realizzato dalla Pem di Eugenio Bollani un anno fa circa, per il centro antiviolenza di Varese e la Fondazione Felicita Morandi. Un minuto e mezzo per “capire” la filosofia sottostante a ogni centro che si occupa di queste problematiche. Novanta secondi che lasciano capire la forza devastante della violenza di genere perpetrata contro una donna. Ed ogni singola violenza è il paradigma del silenzio cui le donne sono state ricondotte attraverso il ricatto provocato dal senso di colpa che le pervade da sempre.
Ecco il video della Fondazione Felicita Morandi di Varese ( Video di Eugenio Bollani)