Milano Positiva, disabili: la libertà è dentro di noi
Giovanni Cafaro è il paradigma al contrario della società sghemba nata dal sottoprodotto egologico figlio del Berlusconismo. Ovvero quello dell’uno vale uno. Per Giovanni, invece, uno vale molti, se non tutti. E nell’uno c’è la dimensione etica della politica collettiva i cui riflessi assumono nelle sue scelte l’efficacia della giustizia sociale e del rigore morale dell’illuminismo francese.
Giovanni chiede che sia permesso un passaggio che questo Governo potrebbe permettere si declini: ovvero la liceità di rimuovere le sanzioni previste dalla legge 68 del 1999. Sono quelle con cui si sanzionano quelle imprese ed enti pubblici, che non assumono nella quota percentuale prevista per legge quei disabili che ne hanno diritto e che sono in grado comunque di ottemperare ai loro doveri.
Permettendo invece che i disabili siano assunti in cooperative sociali, evitando quindi proprio le sanzioni, pari quasi a 15 Miliardi di Euro.
Una questione di civiltà si sarebbe detto in altri tempi, se non fosse divenuto scomodo, quando non anacronistico, il discettare di diritti considerati effige di un buonismo pietista da stigmatizzare.
Arcaico retaggio del buonismo straccione dei pigmalioni residui del marxismo. Milano Positiva invece ci crede. Giovanni ci mette la faccia e lo sottolinea con la sua associazione, Movimento Disabili art 14, che la diversità è un valore. Quel valore genera diritti oltre che ricchezza. Per quanto scomodo infatti, l’uomo resta centrale nella storia dell’umanità perché essenziali sono i suoi valori: l’amore, il rispetto, la libertà. Nell’esercizio di un dogmatico quanto parassitario individualismo, esasperato dall’idea del consumo, di cui benchmark contemporaneo è lo spread, che è il fantasma formaggino da spalmare sul panino, permane invece lo spettro della libertà, da cui malgrado tutto l’uomo non riesce ad affrancarsi. Come bene diceva Fromm, l’uomo della sua libertà ha paura
L’associazione di Giovanni, invece, come il peana dei Pompieri sostiene, paura non ne ha. L’incendio sopraggiunto del capitalismo, espressione di un errore della storia, ha i giorni contati. E se lo spread è il termometro di questa febbre contemporanea, l’indignazione di Giovanni è la sua terapia.