Entrambi minorenni. Il primo morto per un gioco pericoloso scovato nella rete, il secondo per un selfie scattato di notte sul tetto di un grande supermercato che ne ha causato un volo di 40 metri. Entrambi i casi sono avvenuti a Milano. Il primo è stato trovato morto a casa sua, a Milano, soffocato dopo essersi appeso ad una corda sul proprio letto a castello. In un primo momento s’era pensato ad un suicidio, invece il gesto sarebbe appunto la conseguenza di un tentativo di emulazione nato da un sito di giochi estremi diffuso in rete. Lo scopo del gioco sarebbe stato stato quello di sfidare se stessi, legandosi una corda attorno al collo fino a rimanere senza ossigeno. Un gioco pericolosissimo su cui gli inquirenti stanno indagando. Il secondo deceduto per volersi scattare una foto sul ciglio di un tetto, da cui guardare la città dall’alto. È questa l’occasione, una volta di più, per ribadire che l’accesso dei giovani al mondo web deve essere controllato e progressivo. Dando per scontato che del futuro non bisogna avere paura e che con sé porta un’ansia di cambiamento; detto anche che non si ferma il vento con le mani, al futuro bisogna guardare dando l’ostracismo a tutti quei comportamenti pericolosi e irresponsabili che sono cagione di dolorosi accadimenti e che hanno un possibile preambolo nell’incomunicabilità tra ragazzi e genitori. Comportamenti border line dei nostri figli, sono il prodotto di un’inconscia proiezione esterna di bisogni interiori inappagati o inespressi. L’adolescenza è il momento in cui l’identità individuale assume connotati e forme che sono il combinato disposto di tutte le parole dette e di tutte le carezze avute da bambini, o il loro contrario. Soprattutto è la somma di tutto il tempo impiegato per dare ai nostri figli l’affetto, l’ascolto, la vicinanza di cui hanno necessità, negando i quali il rischio della sfida all’esistenza si fa più vicina.
La prima sfida, dunque, é quella sui pericoli della rete. Si combatte con la consapevolezza di cosa significhi diventarne dipendente. Ogni caso fa storia a sé ovviamente e anche nei casi di specie saranno gli inquirenti a dire quanto queste tragedie siano state il frutto di un destino atroce, o la conseguenza di possibili errori che qualunque genitore potrebbe commettere a partire da noi. Tuttavia: tutte le storie in cui dei ragazzi rimangono vittime della rete hanno un prologo comune: l’amore. Negato, donato, malato. Compreso o incompreso. Un’idea di società diversa. E la società siamo tutti noi.