Un milione di euro in due mesi, il contratto tra Comune e Airbnb ha portato questo nelle casse di Palazzo Marino; stiamo parlando dell’imposta di soggiorno.
Secondo le previsioni iniziali dell’ Assessore al Bilancio, Tasca, l’accordo avrebbe dovuto fare incassare al Comune circa 3 milioni, ma se la progressione dovesse mantenersi costante, la cifra potrebbe lievitare e superare anche i 4 milioni.
Mentre il contratto del governo giallo verde prevede l’abolizione dell’imposta, Milano difende a spada tratta quella che ritiene un esempio virtuoso di autonomia amministrativa e finanziaria.
Il contributo potrebbe aumentare nei prossimi mesi, perché il Comune vuole allargare l’accordo ad altre piattaforme; contatti di questo tipo sono già stati presi con un altro colosso dell’affitto breve, Homeaway e si sta lavorando sui privati che non sono associati alle piattaforme.
L’accordo, entrato in vigore a Marzo, prevede la tariffa unica di €3 a notte; il fenomeno Airbnb e similari è in continua crescita, i visitatori che scelgono un’abitazione privata sono passati dai 450 mila del 2016 ai 600 mila del 2017.
Dei 16. 000 alloggi disponibili, il 40% è al di fuori della zona centrale ed il 65% degli appartamenti prenotati, sono fuori dal centro storico; se per Airbnb fa fede l’accordo, è evidente che Palazzo Marino ha tutto l’interesse di far emergere quello che c’è ancora di sommerso in un business che non conosce frontiere; le entrate vengono utilizzate per sviluppare attività culturali di supporto al turismo.
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